Lettura Nuovo Testamento – 12

Carissimi,

oggi dovremmo essere arrivati alla conclusione del Vangelo secondo Luca (cap. 24).
Nei capitoli 18 e 19 Gesù conclude la grande “salita” verso Gerusalemme, verso la Passione. L’ultimo ostacolo prima dell’arrivo a Gerusalemme è a Gerico, così come Gerico era stato l’ultimo ostacolo per Giosuè e il popolo di Israele per l’ingresso nella terra promessa («Gerico era sbarrata e sprangata davanti agli Israeliti» Gs 6,1). Ora le “spranghe” sono gli occhi ciechi del popolo di Israele che non sanno riconoscere l’Amore del Padre che gli sta venendo incontro in Gesù. L’opposizione crescente degli scribi e dei farisei, narrata da Luca in tutti i capitoli precedenti, ora diventa di tutto il popolo quando Gesù, con il suo amore, vuole fermarsi a casa di Zaccheo: «vedendo ciò tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”» (Lc 19,7). Infatti, Gesù, dopo aver guarito il cieco (cfr. Lc 18,35-43), rende possibile ciò che ai discepoli pareva impossibile («E chi può essere salvato?» Lc 18,26) a seguito dell’episodio del notabile ricco che se ne era andato via triste (cfr. Lc 18,18-23): cambia a Gerico il cuore del “ricco” Zaccheo, fa cadere le “mura di Gerico” (cfr. Gs 6), gli ostacoli del suo cuore all’amore. Sono “mura” che invece non cadevano nel cuore del popolo…
Gesù, dopo aver superato la china del monte degli Ulivi, alla vista della città di Gerusalemme scoppia in pianto, come se desse sfogo a un magone cresciuto nel suo cuore in tutto il cammino, la “salita” che lo ha portato fino a lì: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi» (Lc 19,42).
Ci sono gli “occhi chiusi”, ciechi… Quelli dei farisei (cfr. 19,39), dei capi e degli scribi (cfr. 19,47; 20,1-2.19; i capp. 22-23 “la Passione”), dei sadducei (cfr. 20,27), del popolo (cfr. 23,13-25), di Erode (cfr. 23,6-12), di Pilato e dei soldati (cfr. 23,1-7.13-25.36-38) dei discepoli (cfr. 22,24-27.39-46.49-51), di Giuda (cfr. 22,3-6.21-23.47-48), di Pietro (cfr. 22,31-34.54-62).
Nello stesso tempo ci sono gli “occhi aperti” della vedova (cfr. 21,1-4), delle donne che lo seguono sulla via del Calvario (cfr. 23,27-28), di uno dei due malfattori crocifissi con Gesù (cfr. 23,39-43), del centurione sotto la Croce (cfr. 23,47), di Giuseppe di Arimatea e delle donne che lo avevano seguito dalla Galilea (cfr. 23,50-56).
La “salita” di Gesù a Gerusalemme si compie nella “salita” sulla Croce (cfr. 23,33-46). E, finalmente, comincia a “crollare” qualcosa nei cuori del popolo: «Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto accaduto, se ne tornava battendosi il petto» (Lc 23,48).
E noi… Cosa “vediamo” e cosa ci succede di fronte allo «spettacolo» della Croce?
Anche gli occhi dei due discepoli che erano in cammino verso Emmaus erano “impediti a riconoscere Gesù Risorto” (cfr. Lc 24,16). Vanno verso Emmaus perché lì, nel II secolo a.C., il grande Giuda Maccabeo aveva ottenuto una strepitosa vittoria contro l’invasore siriano (cfr. 1Mac 3-4). I due discepoli, tristi e delusi dal fallimentare “Messia-Gesù”, vanno verso un messianismo vittorioso, che “ha portato a casa il risultato”. Vanno per sognare con nostalgia, qualcuno che finalmente li liberi da ogni oppressione («Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» Lc 24,21). Cercano come noi un Messia forte che sappia imporsi.
Gesù Risorto con pazienza rilegge le Scritture con loro e riscalda i loro cuori («Resta con noi» Lc 24,29). Compie il gesto dell’ultima sera e «si aprirono loro gli occhi» (v. 31). Con entusiasmo tornano a Gerusalemme verso il Messianismo Crocifisso di Gesù Risorto. Le “mura/barriere” degli occhi e del cuore continuano a crollare. E da Gerusalemme, dal Monte degli Ulivi, si completa la “salita” al cielo, l’ultima e definitiva terra promessa: l’esistenza Risorta con Cristo, il Padre e lo Spirito, dove Gesù vuole portare tutti noi (cfr. Lc 24,50-53).
Buona “salita”.

don Davide Bertocchi