Domenica in Albis depositis
Divina misericordia
Domenica particolare. “Ma come, non l’abbiamo già celebrata la domenica della divina misericordia prima di Quaresima?”. Certo, chi è attento alle cose di chiesa si sarà accorto di questo doppione che abbiamo noi di rito ambrosiano.
La festa della Divina Misericordia, che si celebra la domenica dopo Pasqua, è stata introdotta da san Giovanni Paolo nel 1992 a seguito delle rivelazione di suor Faustina Kowalska, la santa che onoreremo andando a pregare nel santuario a lei dedicato nella città di Cracovia, a pochi chilometri dal campo di sterminio di Auschwitz.
Notiamo che prima che Hitler iniziasse quello che sappiamo, lo Spirito aveva scelto questa suorina semplice per confidare delle particolari rivelazioni circa la potenza della divina misericordia di Dio. Nel suo diario (che personalmente fatico a leggere…) si trovano tracce di come si muove Dio verso i peccatori perché si salvino. Questo il senso della festa nel rito romano.
“Misericordia e perdono” sono state parole vissute da noi nelle due domeniche prima della quaresima. Oggi ne terremo comunque conto.
Il gruppo “35-50”
Dopo la Mission Segrate, con i vari momenti di preparazione, riprende il gruppo che coinvolge coloro che hanno una età tra i 35 e 50 anni. Non è una forma di discriminazione verso chi ha 29 anni … oppure 51… Si tratta un gruppo nato circa due anni fa per favorire lo scambio di fede tra coloro che sono in quella fascia di età (non elenco le particolarità alcune belle e altre faticose di questo momento di vita…).
Forse c’è bisogno di creare uno spazio di ascolto, di comunicazione e di stima reciproca, alla luce di quel Signore che ha a che fare con noi, essendo lui risorto e presente.
L’appuntamento è normalmente quindicinale, alla domenica sera con inizio alle ore 19. Periodicamente si prosegue con la cena. Chi ha figli può portali pur essendo la proposta aperta anche a chi non è sposato. Si segue una traccia (quest’anno personaggi diversi legati alla Pasqua) su cui emergono ricchezze di voci e di vita vissuta; per partecipare basta contattare don Norberto o qualche persona conosciuta che già viene a questo momento.
“E per chi non ha questa età?”, chiede qualcuno. Si sta pensando di favorire un momento di incontro per la fascia tra i 50 e 65 anni, una parte di vita con altre caratteristiche e particolarità. Se qualcuno di questa fascia fosse interessato, inizi a proporsi.
Domenica 16 aprile, alle ore 19 nell’oratorio di Santo Stefano… si riprende.
Ancora sul tempo Pasquale
Il Tempo Pasquale, con quello che ci verrà offerto nelle domeniche di questo periodo che ci porta a Pentecoste Come per la Quaresima abbiamo la domenica della samaritana, di Abramo, del cieco nato e di Lazzaro, possiamo trovare un titolo anche per le prossime che formano il Tempo Pasquale
- 16 aprile: domenica di Tommaso
- 23 aprile: domenica dell’Agnello di Dio
- 30 aprile: domenica del Pastore bello
- 7 maggio: domenica della Luce del mondo
- 14 maggio: domenica della Via, Verità e Vita
- 21 maggio: domenica del Paraclito
- 28 maggio: la Pentecoste
Come il cacio…
Mentre giovedì 13 e venerdì 14 aprile si sono trovate alcune persone per comunicare l’eco che ha avuto la Mission Segrate, ci si è accorti che il Papa, nell’udienza del giorno prima, mercoledì 12 aprile, così parlava quasi introducendo il nostro “dopo Mission”… Come il cacio appunto.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Dopo aver visto, due settimane fa, lo slancio personale di San Paolo per il Vangelo, possiamo oggi riflettere più approfonditamente sullo zelo evangelico così come lui stesso ne parla e lo descrive in alcune sue lettere.
In forza della sua stessa esperienza, Paolo non ignora il pericolo di uno zelo distorto, orientato in una direzione sbagliata; in questo pericolo era caduto lui stesso prima della caduta provvidenziale sulla via di Damasco. Talvolta abbiamo a che fare con una premura mal orientata, accanita nell’osservanza di norme puramente umane e obsolete per la comunità cristiana. «Costoro – scrive l’Apostolo – sono premurosi verso di voi, ma non onestamente». Non possiamo ignorare la sollecitudine con cui alcuni si dedicano a occupazioni sbagliate anche nella stessa comunità cristiana; si può millantare un falso slancio evangelico mentre si sta inseguendo in realtà la vanagloria o le proprie convinzioni o un po’ l’amore di sé stesso.
Lo zelo nei piedi
Per questo ci domandiamo: quali sono le caratteristiche dello zelo evangelico vero secondo Paolo? Mi sembra utile per questo il testo che abbiamo ascoltato in apertura, un elenco di “armi” che l’Apostolo indica per la battaglia spirituale. Fra queste c’è la prontezza a propagare il Vangelo, tradotta da alcuni come “zelo” – questa persona è uno zelante nel portare avanti queste idee, queste cose –, e indicata come una “calzatura”. Perché? Come mai lo slancio per il Vangelo è collegato a ciò che si mette ai piedi? Questa metafora riprende un testo del profeta Isaia, che dice così: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”». Anche qui troviamo il riferimento ai piedi di un annunciatore di buone notizie. Perché? Perché chi va ad annunciare si deve muovere, deve camminare! Ma notiamo anche che Paolo, in quel testo, parla della calzatura come parte di un’armatura, secondo l’analogia dell’equipaggiamento di un soldato che va in battaglia: nei combattimenti era fondamentale avere stabilità di appoggio, per evitare le insidie del terreno, perché spesso l’avversario disseminava di trappole il campo di battaglia, e per avere la forza necessaria per correre e muoversi nella direzione giusta. Per questo, la calzatura è per correre ed evitare tutte queste cose dell’avversario.
Lo zelo evangelico è l’appoggio su cui si basa l’annuncio, e gli annunciatori sono un po’ come i piedi del corpo di Cristo che è la Chiesa. Non c’è annuncio senza movimento, senza “uscita”, senza iniziativa. Questo vuol dire che non c’è cristiano se non in cammino, non è un cristiano se il cristiano non esce da sé stesso per mettersi in cammino e portare un annuncio.
Non tastiera computer
Non c’è annuncio senza movimento, senza cammino. Non si annuncia il Vangelo da fermi, chiusi in un ufficio, alla scrivania o al computer facendo polemiche come “leoni da tastiera” e surrogando la creatività dell’annuncio con il copia-e-incolla di idee prese qua e là. Il Vangelo si annuncia muovendosi, camminando, andando. Il termine usato da Paolo, per indicare la calzatura di chi porta il Vangelo, è una parola greca che denota prontezza, preparazione, alacrità. È il contrario della trasandatezza, incompatibile con l’amore.
Infatti altrove Paolo dice: «Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore». Questo atteggiamento era quello richiesto nel Libro dell’Esodo per celebrare il sacrificio della liberazione pasquale: «Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò».
Un annunciatore è pronto a partire, e sa che il Signore passa in modo sorprendente; deve quindi essere libero da schemi e predisposto ad un’azione inaspettata e nuova: preparato per le sorprese. Chi annuncia il Vangelo non può essere fossilizzato in gabbie di plausibilità o nel “si è sempre fatto così”, ma è pronto a seguire una sapienza che non è di questo mondo, come Paolo dice parlando di sé stesso: «La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio». Ecco, fratelli e sorelle: è importante avere questa prontezza alla novità del Vangelo, questo atteggiamento che è uno slancio, un prendere l’iniziativa, un andare per primo.
È il movimento
È un non lasciarsi sfuggire le occasioni per promulgare l’annuncio del Vangelo di pace, quella pace che Cristo sa dare più e meglio di come la dà il mondo. E per questo vi esorto a essere evangelizzatori che si muovono, senza paura, che vanno avanti, per portare la bellezza di Gesù, per portare la novità di Gesù che cambia tutto. “Sì, Padre, cambia il calendario, perché adesso noi contiamo gli anni prima di Gesù …” – “Ma anche, cambia il cuore: e tu sei disposto a lasciare che Gesù ti cambi il cuore? O tu sei un cristiano tiepido, che non si muove? Pensa un po’: tu sei un entusiasta di Gesù?
Appuntamenti e avvisi
San Felice
- Mercoledì 19 aprile, alle ore 21: gruppo del Vangelo: “Il fariseo e il pubblicano”
Santo Stefano
- Domenica 23 aprile: Battesimo di otto bambini