Carissimi,
oggi dovremmo essere arrivati al capitolo ventunesimo degli Atti degli Apostoli.
Nei capitoli precedenti − da At 15,36 sino ad At 21,14 − Luca ha presentato le vicende della missione di Paolo in Grecia e in Asia Minore. Dopo il Concilio di Gerusalemme (cfr. At 15,1-35), infatti, la chiesa si è diffusa con rapidità nel mondo pagano, soprattutto nei grandi centri urbani di Filippi, Tessalonica, Atene, Corinto ed Efeso.
Molte sono state le difficoltà incontrate e progressivamente superate: l’ostilità di molti Giudei; l’idolatria e il politeismo; i difficili rapporti con le autorità religiose e civili. L’impegno di Paolo, con l’aiuto dello Spirito Santo, ha però consentito la diffusione del Vangelo e la crescita della Chiesa.
Ora, dopo il commovente addio agli anziani di Efeso (At 20,17-38) e la salita di Paolo a Gerusalemme (At 21,1-14), ha inizio la sezione del libro che mette al centro una serie di processi al quali l’apostolo viene sottoposto.
Cambia anche il ritmo della narrazione: le scene divengono più lunghe e spesso Paolo ne è al centro; i suoi collaboratori tendono a scomparire o a rimanere solo sullo sfondo; l’attività missionaria vera e propria sembra lasciare spazio a una chiara e intensa testimonianza personale. Diminuiscono anche gli eventi miracolosi e vengono messe in luce soprattutto le riflessioni e l’abilità oratoria di Paolo, aspetti che certamente erano molto utili alla vita delle comunità cristiane dell’epoca, spesso impegnate nel confronto con la società, la cultura e la politica del tempo.
Nel capitolo 21 l’opposizione a Paolo inizia in un luogo di grande valore simbolico: il tempio di Gerusalemme. L’apostolo viene aggredito dai Giudei dell’Asia e accusato di profanare quel luogo santo. Viene gettato fuori e le porte del tempio vengono chiuse dietro di lui (cfr. At 21,27-30). Il cristianesimo ha, ormai, raggiunto la sua “autonomia” rispetto alla tradizione giudaica.
Entra in scena anche l’autorità romana che, sino alla fine del libro, svolgerà un ruolo importante. Il comandante della coorte arresta Paolo, anche per proteggerlo, e gli consente di rivolgere al popolo il suo primo discorso autobiografico negli Atti.
Nei capitoli successivi, in più di un passaggio verrà suggerito anche qualche parallelo tra la “passione” di Gesù e la “passione” di Paolo. Gesù è il modello e il contenuto della vita di Paolo e della comunità cristiana.
Il libro si chiuderà presentando Paolo che, a Roma, accoglie nella sua casa «tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento» (At 28,30-31). Sembrano, così, realizzarsi le ultime parole del Signore risorto, con le quali si era aperto il libro degli Atti: «Di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8).
Prossime tappe: entro giovedì 20 aprile la conclusione degli Atti degli Apostoli.
Inizieremo poi, sino a sabato 6 maggio, la lettura della prima lettera di Paolo: la Lettera ai Romani.
Buona continuazione!
d. Claudio Stercal