“Dal tempio alla casa”
Cari tutti,
siamo giunti alla conclusione della lettura degli Atti degli apostoli. Il capitolo 28 chiude l’intero arco narrativo strutturato dalla successione del Vangelo di Luca e degli Atti: due testi pensati dall’autore come parte di una stessa opera, e che solo le scelte redazionali dei cristiani dei primi secoli hanno poi riorganizzato. Già nei primi secoli il Vangelo di Luca fu posto come terzo tra i vangeli, frapponendo tra Luca e Atti il racconto di Giovanni, così da raccogliere nella prima parte del Nuovo Testamento tutti e quattro i vangeli – i racconti relativi alla vita di Gesù – e a seguire gli Atti – relativi alla vita della primitiva comunità cristiana.
Uno degli aspetti suggestivi dell’arco narrativo di Luca è che il lettore si trova proiettato all’inizio nel solenne contesto del tempio di Gerusalemme, dove l’anziano sacerdote Zaccaria riceve l’annuncio della imminente gravidanza della moglie Elisabetta (Lc 1,5-21), e alla fine in una casetta presa in affitto a Roma (At 28,16.30-31): «Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia […] Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo con tutta franchezza e senza impedimento».
Il Mistero si dispiega dal tempio alla casa, la Parola deborda dalla solennità del santuario all’ordinarietà di un alloggio feriale. Addirittura, il respiro del Dio vivente tracima dalla sacralità dell’ambiente religioso alla forzata limitazione di un ambiente riposto, dove Paolo è prigioniero. Dio ha un gran desiderio di raggiungere ogni angolo del mondo, ogni anfratto dell’umano. Luca non ha smesso di raccontarcelo, lungo tutto il percorso narrativo del suo scritto: non c’è luogo sotto il cielo dove il Vivente non voglia fare il nido, né carne e sangue umani che il Risorto non voglia risvegliare. Come la Voce aveva detto in visione a Pietro, a Giaffa, poco prima del suo dirompente incontro con Cornelio: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano» (At 10,15). Non pensarmi più rinchiuso tra le mura del sacro, perché io sono impegnato a consacrare tutto lo spazio e il tempo del mondo.
È un percorso narrativo, questo di Luca, che mi fa pensare ad una pagina della grande Etty Hillesum, la giovane donna ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943. Nei suoi Diari, riflettendo sui passi impegnativi che la vita ci sfida a compiere, quando ci chiede molto e si propone come esigente, annota:
«Il cammino, all’improvviso, si apre su una vista del tutto diversa. Su questa vita, la maggioranza della gente ha in testa idee formate su dei cliché, ma nell’intimo ci si deve liberare di tutto, di ogni comprensione preesistente, di ogni slogan, di ogni legame, si deve avere la forza di lasciar andare tutto, ogni norma e ogni punto di appoggio convenzionale, si deve osare il rischio del grande balzo nel cosmo e allora, allora la vita è così infinitamente traboccante, perfino nelle sue sofferenze più profonde».
I discepoli di Gesù sono sempre impegnati, fin dall’inizio della loro storia con il Maestro, a uscire da schemi mentali, culturali e religiosi troppo angusti, come le mura del tempio di Gerusalemme. Lo Spirito conduce prima Gesù e poi loro stessi a «osare il rischio del grande balzo nel cosmo», ad affrontare la sfida di nuovi orizzonti mentali, l’avventura di altri modi di intendere il mistero della vita e della morte, della fede e del dubbio, altri modi di vivere gioia e dolore, sconfitta e vittoria. Lasciarsi condurre dallo Spirito del Dio vivente conduce a riconoscere che «la vita è così infinitamente traboccante, perfino nelle sue sofferenze più profonde», che merita proprio di essere vissuta.
Entriamo dunque in un’altra sezione degli scritti del Nuovo Testamento. Le lettere di Paolo, quello stesso Paolo che stiamo lasciando relegato nella casupola presa in affitto, impegnato a predicare la Parola che – ci dirà tra poco – «non è incatenata» (2 Tim 2,9), saranno un primo tentativo di tradurre nella concretezza della vita ordinaria delle prime comunità cristiane la straordinaria dirompente vitalità del Vangelo di Gesù nell’esistenza di ogni giorno.
don Paolo Alliata
Prossima tappa: entro sabato 6 maggio la lettura della Lettera ai Romani.