“Vi rendete conto del dono che avete ricevuto?”
Cari tutti,
eccoci giunti al capitolo quinto della lettera di Paolo agli Efesini. La lettera si apre con un canto di gratitudine e di benedizione: «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo (Ef 1,3).
La mia gioia, dice Paolo, è dovuta a questa consapevolezza: Dio ha riversato a pioggia su di noi la sua grazia, il suo amore incondizionato e gratuito, «poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà […] il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,9.10b).
C’è un mistero, dice Paolo, che è rimasto a lungo nascosto nelle profondità del cuore di Dio, nelle silenziose regioni del suo Spirito, e che ora invece ci è stato raccontato, ci è stato fatto clamorosamente conoscere, perché è arrivato il tempo di farlo, «la pienezza dei tempi». Ce lo ha raccontato, in fatti e parole, suo figlio Gesù, il Cristo. Il mistero è la volontà stessa di Dio, il suo impegno debordante e tenacissimo: di fare di noi creature nuove, «suoi figli adottivi» (Ef 1,5), aperte al suo amore e generose nel farlo circolare. E Gesù ha a sua volta consegnato questo mistero a noi, come messaggio da predicare a tutte le genti sotto il cielo.
Quando si accoglie questa consapevolezza, dice Paolo, la vita risorge nuova. Avviene così perché c’è una potenza di risurrezione all’opera in chi crede: «Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati […] nel numero di quei ribelli, del resto siamo vissuti anche tutti noi, un tempo […] Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo» (Ef 2,1-5).
La vita vuole diventare piena: per questo, nella seconda parte della sua lettera, Paolo passa dal registro della riflessione teologica, con il quale scandaglia le profondità del mistero di Dio, alla esortazione (capp. 4-6): una vita risorta, una vita da discepoli di Gesù e annunciatori del Vangelo, si connota per «umiltà, mansuetudine e pazienza” (Ef 4,2), per la tensione all’unità, per la disponibilità ad impegnarsi per la verità nella carità. «Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi» (Ef 5,1).
Questa vita nell’amore spinge per irradiare ed innervare tutta quanta l’esistenza del discepolo, fino alla vita domestica (cfr. Ef 5,22-33).
Paolo insiste su un aspetto: bisogna che vi rendiate conto di quanto siete ricchi! «Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti» (Ef 1,18-19).
La strepitosa avventura della vita in Dio, dell’esistenza di chi si sa amato e accompagnato dallo Spirito, è di una ricchezza debordante, dice Paolo. Non vi capiti di perderne coscienza, di svilire il dono che vi è fatto.
Anche Gesù l’aveva detto ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!» (Mt 13,17). Come a dire: vi rendete conto del dono che avete ricevuto?
«Ho scoperto che gli uomini passano il loro tempo a buttare l’oro in mare e i diamanti nei canali di scolo» (G.K. Chesterton). Siamo tutti ricchi, di una benedizione di cui siamo spesso inconsapevoli.
Buona continuazione di cammino!
don Paolo Alliata
Prossime tappe: entro venerdì 16 giugno dovremmo concludere la Lettera agli Efesini, entro martedì 20 giugno la Lettera ai Filippesi ed entro sabato 24 giugno la Lettera ai Colossesi.