Lettura Nuovo Testamento – 32

“Liberi per liberare”

 

Cari tutti,

siamo giunti alle due brevi lettere di Paolo, a Tito e a Filemone.

Tito è stato incaricato da Paolo di prendersi cura delle comunità cristiane sorte nell’isola di Creta. Tito è giovane ma vigoroso e determinato o, almeno, Paolo lo esorta ad esserlo, a vigilare sulla qualità della vita dei membri delle comunità e sulla solidità del loro insegnamento dottrinale: «Tu insegna ciò che è secondo la sana dottrina» (Tt 2,1). I vecchi, i giovani, le donne, gli schiavi devono trovare il loro giusto modo di stare al mondo, perché la vita dei discepoli e delle discepole di Gesù deve parlare, nei fatti, della grazia di Dio che «è apparsa, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11). Come continuamente fa nelle sue lettere, Paolo fa derivare dall’annuncio dell’amore incondizionato di Dio – la «grazia apportatrice di salvezza» – l’esortazione a vivere secondo quella potenza di vita. Il vangelo, l’annuncio dell’amore del Padre per ogni sua creatura, è infatti «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede», dice altrove (Rm 1,16). Che cosa ha fatto, questa potenza di Dio? L’Apostolo lo ripete quasi ad ogni lettera: ci ha resi liberi.

Liberi da cosa? Dalla necessità di replicare i nostri atteggiamenti compulsivi di peccato, quelli che ci tengono prigionieri e ci impediscono di respirare ampio e profondo, quelli che ci gravano di un senso inesorabile di disperazione. Attenti dunque a non ricadere in quella schiavitù, ora che Gesù ve ne ha liberati! (cfr. Gal 5,1).

Sul tema della schiavitù, a maggior ragione, Paolo torna anche nel biglietto che invia a Filemone. È accaduto che uno schiavo di Filemone, di nome Onesimo, sia fuggito dal suo padrone e si sia rifugiato sotto l’ala di Paolo. Filemone ha diritto di riavere il suo schiavo, Paolo non discute su questo. Ma come il padrone, così il servo: entrambi, Filemone e Onesimo, sono stati accesi alla fede dalla predicazione e dalla cura dell’Apostolo, gli sono entrambi debitori della loro stessa vita di fede (cfr. Fm 19). In ragione di questa autorevolezza guadagnata sul campo dell’apostolato, Paolo osa chiedere (senza ordinare) al padrone di accogliere il servo come un fratello nel Signore, e non più come uno schiavo su cui accampare ogni diritto. Se Gesù ti ha liberato dalla vita vecchia, vuoi rinchiudere Onesimo nella vita di prima? Non vuoi riscattarlo dalla sua condizione di schiavo e renderlo libero anche davanti allo Stato, come è già davanti a Dio? Non sappiamo come Filemone abbia proceduto, ma sappiamo che Paolo ci ha provato.

Conviene sempre provarci.

Buona continuazione di cammino!

don Paolo Alliata

 

Prossime tappe: entro domenica 16 luglio dovremmo concludere la lettura della Lettera a Tito e della Lettera a Filemone, per passare poi, sino a sabato 29 luglio, alla Lettera agli Ebrei.