Lettura Nuovo Testamento – 03

Carissimi,
oggi dovremmo essere arrivati al capitolo dodicesimo del Vangelo di Matteo. Come si accennava nei primi due contributi che vi abbiamo inviato, ci siamo avventurati nella “lettura continua” del testo biblico. A differenza di altre nostre letture, come ad esempio un romanzo, potremmo avere l’impressione di una narrazione “sconclusionata” … (pur essendo il Vangelo di Matteo un testo narrativo). Al di là delle complesse questioni redazionali dei testi biblici e in questo caso evangelici, e senza dimenticare che affrontiamo testi appartenenti a un’altra epoca e a un’altra cultura, è proprio nella “lettura continua” e “completa” del libro di Matteo che stiamo vivendo insieme, che possiamo cogliere qualcosa del percorso che l’evangelista ci vuole offrire.
Proviamo a dare qualche breve indicazione sui primi dodici capitoli: dopo che Matteo ha iniziato ad annunciarci Gesù come il Messia atteso da Israele (Mt 1,1-4,16), il racconto presenta le opere e i discorsi del Messia (Mt 4,17-16,20). Notiamo, infatti, come l’evangelista alterni discorsi e narrazioni: in particolare, la sezione di Mt 5,1-7,27 contiene il cosiddetto “discorso della montagna”, il primo dei cinque discorsi presenti nel Vangelo; da 8,1 a 9,34 sono raccontate le opere del Messia (dieci miracoli e altri insegnamenti), fino ad allargare la sua missione ai Dodici (il discorso missionario Mt 9,35-10,42); infine, un’altra parte narrativa presenta una crescente opposizione a Gesù e ai suoi discepoli (Mt 11,2-12,50) che addirittura pare raccogliere anche l’incomprensione dei parenti di Gesù (cfr. Mt 12,46-50), dopo quella del Battista (cfr. Mt 11,2-3). Infatti, queste pagine segnalano un passaggio cruciale nella narrazione di tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), pur con sfumature e sottolineature diverse: quando nella guarigione di un paralitico Gesù, per la prima volta, fa precedere il perdono dei peccati al miracolo di guarigione (cfr. Mt 9,1-8), cominciano le proteste e le opposizioni da parte degli scribi e dei farisei. Non è un caso che subito dopo Gesù chiami tra i suoi discepoli un pubblicano e sieda a tavola con i peccatori (cfr. Mt 9,9-13; Mc 2,13-17; Lc 5,27-32). Quando il Messia inaugura il suo ministero di misericordia, rispondendo in modo diverso alle attese “più serie” del popolo (ad esempio, la guarigione da una malattia), piuttosto che un “rimandabile” perdono dei peccati, inizia una crescente resistenza che porta al rifiuto di Gesù da parte di “quella generazione” (cfr. Mt 11,16-17).
Buon proseguimento.
Davide Bertocchi