Carissimi,
oggi dovremmo essere arrivati al capitolo ventiseiesimo del Vangelo di Matteo.
Ci avviciniamo alla fine della prima tappa: sabato concluderemo la lettura del primo vangelo.
Se siamo arrivati sin qui, abbiamo già raggiunto un risultato importante: abbiamo letto, giorno dopo giorno, insieme ad altri (una comunità non piccola) un intero vangelo.
Una modalità interessante per acquisire familiarità con i testi fondamentali del cristianesimo (e della nostra cultura).
In futuro, potremo rendere sempre più approfonditi e personali i tempi e i modi della lettura.
Sino a sabato, saremo “in compagnia” del racconto della Pasqua fatto da Matteo.
Indubbiamente il centro dei Vangeli, del Nuovo Testamento e dell’intera fede cristiana.
Molti i temi che si intrecciano nel capitolo ventiseiesimo.
Uno dei temi fondamentali sembra il desiderio di mostrare la “differenza” tra Gesù e tutti gli altri.
Nessuno, infatti, sembra avere la consapevolezza, la determinazione e l’amore di Gesù.
Qualcuno gli è più vicino. Per esempio, la donna che a Betania, sorprendendo tutti, compie un gesto di grande delicatezza e attenzione nei suoi confronti (cfr. Mt 26,6-13).
Ma quasi tutti gli altri, soprattutto coloro dai quali ci si poteva attendere una maggiore comprensione e una più cordiale vicinanza, si mostrano sempre più lontani: «i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo», «i discepoli», «i Dodici», «una grande folla», «il sommo sacerdote», «gli scribi», «tutto il sinedrio», «molti falsi testimoni».
Per giungere a Pietro che, nonostante la “fresca” promessa di fedeltà – «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai» (Mt 26,33) –, arriva presto a una triste e amara presa di distanza da Gesù: «Non conosco quell’uomo!» (Mt 26,72.74).
Sembra che non ne ricordi più neppure il nome.
Quella che sembrava una vera amicizia si riduce così…
Si può, allora, pensare che questo sia uno dei messaggi centrali del racconto: mostrare che nessuno è capace di amare e di essere “amico” come Gesù.
Scrivendolo, gli evangelisti e la prima comunità cristiana forse volevano anche:
– confessare la loro fatica nel capire Gesù;
– testimoniare che, ciò nonostante, Gesù non li aveva abbandonati;
– sperare che la loro esperienza potesse essere utile per sostenere l’”amicizia” di altri.
Sabato 21 gennaio, dovremmo arrivare alla conclusione del Vangelo di Matteo.
Tappa successiva: entro lunedì 6 febbraio, la lettura del Vangelo di Marco.
Buona continuazione!
d. Claudio Stercal