Carissimi,
oggi dovremmo essere arrivati al capitolo quattordicesimo degli Atti degli Apostoli.
Stiamo accompagnando la “corsa” della Parola su sentieri nuovi e con nuovi personaggi, che Luca introduce nella trama della narrazione e che gradualmente fa emergere in primo piano. Innanzitutto assistiamo alla sorprendente accoglienza della Parola non più solo tra i Giudei ma anche tra i pagani.
Il primo è Cornelio (Atti 10), in seguito (a partire da Atti 11,19) è addirittura una comunità, quella di Antiochia, che germina dal seme disperso delle persecuzioni a Gerusalemme. Che il cuore di uomini idolatri si apra alla fede nell’unico Dio, rivelato nel suo Figlio Risorto è tale novità che c’è bisogno di un nome nuovo: «Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani» (Atti 11,26)!
Altrettanto sorprendente è la trasformazione del persecutore Saulo in strumento eletto per l’annuncio alle genti (Atti 9,15): è lui che, chiamato da Dio e poi “integrato” nella Chiesa grazie alla lungimiranza di Barnaba, entra nel vivo della narrazione sempre più come uno dei protagonisti della missione ai gentili. La sua persona in qualche modo subentrerà gradualmente a quella di Pietro, che da Atti 12 è come se “sfumasse via” dalla scena: di lui, miracolosamente uscito indenne dalla persecuzione da parte di Erode, si dice che «uscì e se ne andò verso un altro luogo» (Atti 12,17). Singolare questa conclusione se non richiamasse suggestivamente la resurrezione di Gesù: proprio come il Maestro, così Pietro subisce la persecuzione ma, mentre il suo persecutore, che sembra così feroce e potente, finisce sarcasticamente «divorato dai vermi» (Atti 12,23), egli esce di scena non perché muore, ma perché per un “altrove” è destinata la sua sorte. Di lui Luca non racconterà il martirio, così come non lo farà per Paolo: il loro destino buono è garantito dal Signore, ma rimane sconosciuto ai lettori, anche perché protagonista principale degli Atti è lo Spirito per opera del quale la Parola si diffonde e cresce nel cuore di coloro che l’accolgono. È Lui che chiama, riserva e invia alcuni come missionari. A partire da Atti 13 infatti inizia la narrazione dei viaggi missionari, che occuperanno la trama fino alla conclusione. Generalmente si ripeterà uno schema consueto nell’evangelizzazione: il primo annuncio dell’evento della Pasqua di Gesù sarà rivolto ai Giudei nella sinagoga, i quali si divideranno tra coloro che accolgono e coloro che rifiutano e spesso perseguitano i missionari; alla loro chiusura, la Parola sarà allora rivolta ai gentili.
Interessanti i primi due discorsi riportati nei capitoli che abbiamo appena letto.
In Atti 13,16-41 è riportato il discorso ai Giudei nella sinagoga di Antiochia di Pisidia: Paolo ripercorre la storia di Israele, su cui innesta l’annuncio di Gesù morto e risorto come pieno compimento delle antiche promesse regali fatte da Dio al suo popolo.
In Atti 14,15-17 Luca mette in bocca a Paolo l’annuncio ai pagani che insiste innanzitutto sulla conversione dagli idoli al Dio vivente. In questo brevissimo discorso è taciuto il kerygma, forse perché Luca nella sua narrazione lo “riserva” per il discorso ad Atene (Atti 17), ma che certamente Paolo non mancò di proclamare. Abbiamo così modo di scorgere come la predicazione apostolica si adattasse all’uditorio nuovo, dallo Spirito resa capace di una Parola feconda nel cuore dei pagani, terreno già “dissodato” dall’opera intima e prodigiosa del medesimo Spirito. L’accoglienza dei gentili nella Chiesa spalanca orizzonti nuovi nella stessa comprensione del vangelo e la spinge a cercare soluzioni nuove, sentieri finora inesplorati per una comunione autentica e profonda, pur mantenendo al suo interno la pluriformità dei cammini possibili: è quanto Luca ci racconterà a partire da Atti 15.
L’avventura dello Spirito del Figlio nel cuore degli uomini è ancora “in atto”… non solo “in Atti”, ed è ciò che anche ogni anno si rinnova nelle celebrazioni Pasquali!
Con l’augurio di una Buona Pasqua, buona lettura!
sr Anna Borghi