Riparte un asterisco
È parecchio che non “parte un asterisco”. Diciamo che non c’è stata nessuna particolare ispirazione o, se presente, non è diventata uno scritto: la pigrizia opera alla grande! L’inizio dell’anno, dopo le vacanze, predispone a riattivare tutte le energie del cuore, della mente e dell’animo affinché una biro torni a scrivere, delle dita si mettano sulla tastiera del computer, per “partorire” un pensiero e renderlo fruibile a chi vorrà leggerlo ed essere, magari, “foriero” (un po’ di termini “forbiti”… ci vogliono!) di nuovi pensieri in chi legge. Ecco allora “un asterisco” dopo questa dovuta premessa.
Amici perché santi, santi perché amici
Sono abbastanza a disagio (confesso) vedendo il numero di coloro che la Chiesa segnala come beati o come santi. Non critico la Congregazione della Causa dei Santi a cui arrivano (mi è stato detto da un prete che collabora in quell’organismo vaticano) tantissime testimonianze pur vagliate dalle diocesi di provenienza. Mi diceva quel prete: “‘È impressionante la ricchezza di persone segnate dalla Grazia”. Però, ecco il mio disagio: mi pare di riscontrare una certa esagerazione quasi un modo per riattivare la fede dal momento che “si boccheggia nelle chiese”. Come se usassimo loro per annunciare il vangelo visto che facciamo fatica, forse per una sorte di stanchezza spirituale. Certo poi avendo a disposizione i social, ci vuole un attimo per creare eventi, trasmissioni, video ecc. sul santo “A” o sul beato “B”.
Mi chiedo: come facevano una volta (quando non c’era né radio né TV) a far passare la santità nel popolo di Dio e a far conoscere i santi? Immagino che facessero uso della liturgia: in fondo troviamo lì gli amici di Dio perché sono in Dio. Non nelle loro opere, non nelle statue, ma nella preghiera, grazie ai loro scritti o a quell’amore nutrito all’Eucarestia e trasformato in carità.
Al di là di questo disagio, sento che il modo più corretto per considerare i santi sia l’amicizia grazie anche ad una certa affinità che possiamo avere con loro. Gli amici li puoi trovare per circostanze o per varie occasioni. Succede spesso che siano degli amici che ti presentano persone che poi diventano a loro volta amiche e amici. Così per i santi: succede di leggere un libro, di vedere un film, di sentirne parlare con affetto, di scoprire per caso le reliquie e così essi entrino nel cerchio delle tue amicizie.
Con i santi diventati amici si parla in macchina, si parla in casa da soli (come i matti!), si parla in chiesa perché si trovano tutti lì. Mi piace la parte nei funerali, nei matrimoni o nel rito del battesimo dove vengono invocati i santi. Ho un forte ricordo del momento in cui i coristi, nell’ordinazione diaconale nel dicembre 1979 e nella ordinazione sacerdotale nel giugno 1980, cantavano le litanie dei santi mentre io, con i miei compagni, eravamo distesi a terra offrendo la vita così giovane ma decisa.
Certo con gli amici non si parte subito chiedendo un favore e soprattutto non si ha voglia di imitarli perché gli amici… non si imitano e non si sfruttano. Si ha voglia di compagnia, di sentirne l’affetto e corrispondervi, di stare insieme… poi potrebbe nascere il bisogno di raccontare una propria necessità, ma poi! Forse i santi, intesi come intercessori o modelli di vita, non vanno del tutto bene. Dovremmo liberare “la categoria presente nei calendari” da ciò che appesantisce e renderli semplicemente… “amici”! Scegliere san Pio o san Francesco, santa Teresa o santa Rita, san Norberto o Charles de Foucauld, Franz o don Mario, Teresina o Etty… come amici, è un’altra cosa.
Qui l’amicizia porta in alto, molto in alto, in quella Gerusalemme celeste piena zeppa della viva santità di uomini e donne. Chissà, forse da amici è tutto più bello.
don Norberto
