5 novembre 2023

Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

Quando il prete non arriva

“Il prete è ammalato e non può dire la messa”, “Il missionario è bloccato in strada a causa del maltempo”, “Il prete non potrà venire oggi”. Immagino che frasi del genere si sentano in varie parti del mondo o potrebbero sentirsi in futuro.
Sabato 28 ottobre è capitato che, per un problema di comunicazione di cui mi scuso, non sia arrivato il sacerdote per la Messa delle 18 a santo Stefano. Sono stato avvisato mentre tornavamo dal pellegrinaggio in Umbria. Approfitto di questo inconveniente perché predisporremo un “Prontuario” da seguire nel caso un problema simile possa di nuovo capitare.
Lo schema potrebbe avere questo ordine: “Il segno di croce, l’eventuale canto e un’ orazione, a seguire la liturgia della Parola con le letture della domenica; si valorizzerà il silenzio dove ognuno “rifletterà sulla Parola di Dio”, da battezzato, cercando di cogliere il valore di una parola, di un verbo o di un aggettivo; si riprenderà con un canto e poi con la preghiera dei fedeli a cui, si potrebbe aggiungere una preghiera libera in base alla lettura fatta; infine si reciterà il Padre Nostro e la distribuzione dell’ Eucarestia (quella conservata nel tabernacolo) con il silenzio e un canto di ringraziamento; il segno di croce e il saluto “Andiamo in pace” scioglierà l’assemblea.
“Ma questo vale?” potrebbe chiedere qualcuno. Una comunità che si trova con il Signore nella lode, nell’ascolto della Parola e nella condivisione della fede… certo che vale. Molta gente in diverse parti del mondo sono in questa situazione a causa della distanza tra una parrocchia e l’altra. Noi ci organizzeremo così per il futuro, evitando eventuali, ulteriori disagi, predisponendo laici a rispondere in caso di emergenza.
E se fosse questa una opportunità? Ovviamente il sacerdote non si metterà in malattia sapendo che “tanto si arrangiano i laici da soli per la messa”… ovviamente, con un sorriso!
Don Norberto


Dopo un pellegrinaggio

L’Umbria è una meta costante di pellegrinaggi, nonché una terra di grandi Santi. Il nostro primo incontro è con la città di Assisi, simbolo di un messaggio di pace da respirare ad ogni passo tra le sue belle vie, un fortissimo richiamo per tutti i fedeli. Le maggiori attrazioni sono le chiese: San Francesco, Santa Chiara, il Duomo, luoghi religiosi imbottiti di arte, qui occhi e anima si rigenerano. La basilica superiore con la volta blu è un concentrato di capolavori di Giotto e Cimabue, quella inferiore più intima e più suggestiva, ma non meno variopinta; la tomba di San Francesco rispecchia il suo legame con la natura. Un momento intenso e partecipato la S. Messa in questa chiesa.
Eccoci a Cascia, una piccola perla incastonata fra le montagne. La basilica di S. Rita è il cuore spirituale della città, il suo corpo è sempre lì, dopo secoli, ad accogliere le nostre preghiere di ringraziamento, di speranza, di richiesta di aiuto, è come un richiamo che si sente nell’animo: Santa Rita la santa degli impossibili. Santa Rita fu prima di tutto una comune madre di famiglia, nella sua vita visse il dramma del marito assassinato e la morte dei suoi due figli ancora giovani. Rimasta sola, si adoperò a opere di misericordia e soprattutto a gesti di pacificazione verso gli uccisori del marito. Venne accolta in un monastero agostiniano dove visse per 40 anni servendo Dio e il prossimo. Conobbe un’ascensione mistica, unita a diversi miracoli, il più sorprendente le stigmate della croce di Cristo, completando così nella sua carne i patimenti di Gesù. Inevitabile la visita a Roccaporena, piccolissimo borgo che custodisce i luoghi più importanti che hanno caratterizzato la sua vita: la casa natale, il santuario, l’orto dei miracoli, la casa maritale.
Al rientro in serata per Assisi, ci fermiamo in un luogo davvero evocativo, sacro: la Porziuncola la dimora preferita di san Francesco, dove compose il “cantico dei cantici” e dove morì. Suggestivo il suo posizionamento all’interno dell’imponente basilica di Santa Maria degli Angeli, reso ancor più scenografico dalle sue piccole dimensioni. Qui si sperimenta appieno la misericordia: varcare la porta aperta è come avere la certezza di essere figli amati da Dio, con tutte le nostre imperfezioni.
Il nostro pellegrinaggio volge al termine, sulla strada di ritorno una breve sosta a Gubbio, città francescana dove san Francesco vi giunse dopo aver abbandonato la casa paterna. Ci lasciamo alle spalle una regione semplice, genuina, spirituale e meditativa. Abbiamo apprezzato il cibo, le persone, il tutto in un’area di misticismo, pace, amore e desiderio di condividere un’esperienza di chiesa, di portare un messaggio di gioia, dove il protagonista è il Signore
Enza
NB: Occasione anche per ringraziare il gruppo delle 600 euro date per il campanile


La fede in un’altra chiesa

Siamo arrivati a Maputo (Mozambico) circa due mesi fa ed è stato letteralmente uno stravolgimento delle nostre vite. Molti diranno “prevedibile eh!”… ne ero convinta anche io alla luce delle mie precedenti esperienze all’estero, pensavo di essere pronta a sostenere l’impatto con un nuovo paese, peccato però che all’epoca ero senza famiglia, mentre ora, a viverla da genitore, è tutt’altra esperienza e fatica!
Ma questo giro c’è qualcosa di diverso (anzi, qualcosa in più) che non ho potuto ignorare…sono partita desiderosa di non perdere il contatto con il Signore. Un desiderio un po’ affannato a dire il vero: prevaleva la paura e la sfiducia (verso me stessa) di non riuscire a ritrovare il Signore nella nuova quotidianità, di dimenticarmi di Lui in mezzo alle mille distrazioni e difficoltà logistiche (come infatti mi era successo in passato, proprio andando all’estero). E la mia paura più grande era che, perdendo io il contatto, potessero perderlo anche i figli.
Ma avendo ormai capito che se penso di dover partire da me stessa per risolvere le situazioni non vado da nessuna parte, anzi mi immobilizzo sempre di più, ho finalmente dato ascolto a don Saturnin (ndr. Francesca con la famiglia viveva a San Felice) e questo giro ho chiesto al Signore di donarmi la Grazia di fidarmi di Lui e affidarmi a Lui in tutto, ma veramente. E il Signore mi ha stupito! Pochissimi giorni dopo aver preso possesso della casa nuova ho scoperto che proprio dietro casa c’è una piccola chiesa dove la Messa è animata da un coro travolgente per la gioia che trasmette nel canto e nel ballo…Quando ci sono entrata la prima volta, per puro caso (da fuori infatti sembra tutto tranne che una Chiesa!) erano al momento dell’offertorio, sono stata investita da un’ondata di suoni, musica, colori ed è stata come un boccata di ossigeno che si è fatta prepotentemente spazio in mezzo ai miei tanti pensieri. Ed è stato come sentirmi dire “va tutto bene”.
Ho frequentato quella Messa per varie settimane filmando i canti e i balli da far poi vedere ai figli che, comprensibilmente, non volevano venire perché la Messa è in portoghese. Poi da alcuni colleghi ho saputo che a Maputo c’è una congregazione di missionari e tra questi un certo Padre Beppe che celebra la Messa in italiano. Cosi sono andata a vedere insieme ai ragazzi…i padri missionari hanno di fatto trasformato il garage di casa loro in una piccola cappella, molto colorata e molto accogliente, e il sabato alle ore 19 Padre Beppe accoglie per la Messa un gruppo di bambini (italiani e locali) che seguono lì il catechismo con alcuni ragazzi italiani/portoghesi. La semplicità di quella Messa ci ha colpito tutti; a me in particolare ha commosso profondamente e mi ha fatto di nuovo intuire che va tutto bene, anche se la realtà è così diversa da ciò cui sono abituata.
Ma non finisce qui… nel chiacchierare con Elena, una delle catechiste, alla fine della Messa scopro che hanno i libretti dei canti e anche una chitarra, ma nessuno che la sappia suonare…ed eccoci qui! Io ed i ragazzi siamo stati accolti a braccia aperte come chitarrista e coristi, e da qualche settimana, insieme ai bambini del catechismo, animiamo la Messa con i canti con grande entusiasmo di tutti, genitori e Padre Beppe inclusi! Insomma, tutto questo per dire che sto sperimentando sulla mia pelle che il Signore è davvero ovunque andiamo, ed è il primo a desiderare di farsi trovare da noi (magari sotto spoglie diverse), di non perdere il contatto. E se trova anche solo uno spiraglio di disponibilità nel nostro cuore, non si lascia scappare l’occasione per farcelo capire.
Ed è proprio vero che le cose del Signore si fanno da sole, pure in mezzo alle nostre difficoltà quotidiane e nonostante le nostre paure… come è scritto in un famoso passaggio della Bibbia che mi è rimasto impresso: “Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre.” (Ap. 3, 7-13).
Francesca


Giornata Caritas

Riconoscimento di quanti nelle parrocchie e al Centro di Ascolto cittadino si va facendo per l’attenzione ai deboli. Si continua nel bene!


Benedizioni nella case

Lunedì 6 novembre inizia a santo Stefano e a San Felice la visita in casa dei sacerdoti per la benedizione natalizia