24 settembre 2023

Quarta domenica dopo il martirio di san Giovanni il precursore

Punti nella lettera del Vescovo

In “Viviano di una vita ricevuta”, il vescovo Mario Delpini non scrive solo una lettera pastorale, ma sembra muoversi su intenti e tracce di lavoro dove tutti possiamo offrire un contributo di pensiero e di azione. Dopo averla letta, vi propongo 4 punti di riflessione.

  1. Un piano pastorale vero e proprio, dice il vescovo, c’è già e non cambia: è l’anno liturgico con le sue feste e le sue stagioni. Sappiamo che nel rito ambrosiano sono tre le “stagioni liturgiche”. In natura ogni tempo ha le proprie caratteristiche, perché non stiamo con maglietta, infradito e bermuda di inverno, così come non ci portiamo il cappotto in estate. Così le “stagioni liturgiche” sono particolari.
    La prima è la stagione dell’Incarnazione, che inizia a metà novembre con l’Avvento, porta nel clima natalizio e nelle domeniche dopo la Epifania. Poi c’è la stagione della Pasqua che comprende la Quaresima, il Triduo pasquale – che è il “centro dell’anno” – e il tempo dei cinquanta giorni dopo la Pasqua. Infine la stagione della Pentecoste che arriva, seguendo argomenti e tempi specifici, fino a novembre.
    Lì, nell’anno liturgico, i credenti si nutrono, crescono, si liberano dalle croste del male, lasciano che in essi lavori lo Spirito Santo.
  1. Ciò che ci qualifica come cristiani è che ci viene data una vita, quella di Dio. Certo abbiamo la vita regalataci dai nostri genitori con cui rimane una relazione che si modifica nel tempo. Ma dal battesimo abbiamo la vita divina, il respiro divino. Rendersi conto di questo ci permette di ritornare sempre a chi ce l’ha data e a come ce l’ha data, con quella croce luminosa.
    Mi accorgo che molto di quello che leggo nella lettera del vescovo fa parte del linguaggio e della preoccupazione che sento forte. Chi mi ascolta qua e là, tra un battesimo e un funerale, tra un incontro e una omelia, potrà forse rendersene conto. Percepire che una Vita ci è stata data ci impedirà di ruotare attorno al nostro ombelico e far ruotare anche gli altri su noi stessi.
  1. E’ bello leggere il recupero della parola “riconoscenza” e del verbo “restituire”. Questo atteggiamento diventa l’unica risposta che possiamo dare a chi ci ha dato quel tipo di Vita come un dono (non come un regalo!). Ritorna molte volte negli interventi del vescovo il richiamo che la nostra vita è “vocazione”, è risposta a una chiamata, a una relazione che ci è stata offerta.
    Come poi non collegare il tutto con il termine “Eucarestia” – dal greco, “rendimento di grazie” – che sta al centro della vita di un credente e di una comunità?
  1. Il vescovo chiede infine di mettere a fuoco, senza particolari diktat o vincoli, cinque situazioni da accompagnare, su cui pensare e su cui provare a mettere segni nuovi.

Ecco i cinque ambiti – che sono i brevi capitoli del testo: la lettera non va per le lunghe! – : l’educazione all’amore e all’affettività, l’accoglienza della vita nel nascere, il richiamo al lavoro, la preoccupazione alla logica della pace, la cura per il tempo d’anzianità.

Chiudo con una citazione che sta a pagina 54: “La mia intenzione non è, come si vede, di proporre una sintesi dottrinale su temi delicati e complessi. Desidero piuttosto mettere in evidenza il principio fondamentale del vivere e il punto di partenza per le scelte alle quali la responsabilità di ciascuno non può sottrarsi. E il principio fondamentale è che Gesù è risorto, è vivo, è presente nella Parola che viene proclamata e nella celebrazione che raduna il popolo santo di Dio”.

Solo quattro punti per segnalare un percorso su cui ci è chiesto di camminare.

Solo una piccola nota: potrebbero suonare poco efficaci quelle parti, quasi esortative, scritte in piccolo. Forse, all’interno dello stile di quest’anno, hanno anch’esse un loro significato.

Chi l’ha già acquistata potrà precisare meglio ciò che ho scritto, incuriosendo magari chi…  non sapeva neanche che fosse state scritta.


Un fatto grande

Dal 4 al 29 ottobre – tra pochi giorni, quindi – ci sarà la prima sessione del Sinodo dei Vescovi.

Il Papa nel 2021 chiese una consultazione “a tappeto” presso tutti i cristiani e fece partire, dall’ottobre di quell’anno, una fase parrocchiale, poi una diocesana e infine una nazionale. Molti si sono mossi in questa logica, molti laici e sacerdoti desiderosi di seguire questo soffio dello Spirito. Ora si arriva alla prima sessione che metterà insieme spunti e intuizioni giunti da molti luoghi e persone.

Per la cronaca, per la diocesi di Milano in questa sessione vi sarà il nostro Arcivescovo, eletto dalla Conferenza Episcopale Italiana, e saranno presenti come esperti, facilitatori e consulenti altre persone attive in diocesi: madre Ignazia Angelini, don Mario Antonelli, padre Carlo Casalone, padre Giacomo Costa, Paolo Foglizzo, monsignor Pierangelo Sequeri, Erica Tossani.

Ciò che uscirà in quegli incontri diventerà materiale su cui riflettere ancora per un anno fino al termine di questo lavoro, previsto per l’ottobre del 2024 con la seconda sessione del Sinodo. Stiamo forse vivendo un momento decisivo nella Chiesa in questa epoca: ce ne renderemo conto?

Un lavoro immenso, potremmo pensare, e i malvagi magari diranno: “Tutto qui, per partorire un topolino, per far spendere dei soldi?”. Credo invece che sia iniziato un processo che avrà futuro perché ci si apre alla voce dello Spirito Santo in ascolto gli uni degli altri. Ci saranno i risultati “secondo Dio” e non secondo chissà quali attese strutturali o dottrinali della Chiesa.

Questo stile di azione, chiamato appunto “sinodale”, sarà essenziale per il Consiglio Pastorale che sarà eletto, in ogni parrocchia, nel maggio 2024. Un metodo che si sta sperimentando per imparare l’ascolto reciproco senza cadere nella discussione o nello scontro, aiuterà molti momenti di gruppo anche nelle parrocchie.

Possiamo ben dire che una piccola esperienza in questa direzione si è attuata tra le persone delle nostre parrocchie di Segrate, negli incontri fatti con i missionari, nella preparazione alla Mission. È certamente forse più facile immaginare una Chiesa in cui uno comanda (il papa, il vescovo, il parroco) e un popolo di Dio che… non obbedisce o diventa lamentoso.

In ottobre ci è chiesto di incentivare il clima di preghiera e di invocazione a Dio come se ci fosse (e in parte lo è) un concilio ecumenico. La preghiera del rosario, i momenti di adorazione, alcune liturgie adeguate potranno aiutare.

Don Norberto


Appuntamenti e avvisi

Domenica 1 ottobre, festa dell’oratorio in santo Stefano

Messa al mattino alle ore 10.30 sul campo di basket (è sospesa la messa delle 10 e delle 11.30); all’interno della celebrazione ci sarà il mandato ai catechisti e agli educatori.
Alle 12.30: possibilità del pranzo (con prenotazione obbligatoria come da volantino).
Nel pomeriggio: tornei e vari momenti di gioco per ragazzi e giovani. Per l’elenco completo delle attività, prendere visione della locandina in bacheca o nel sito.

Domenica 1 ottobre

Alle ore 11.30, a San Felice: anniversari di matrimonio

Domenica 8 ottobre

Alle ore 11.30, a San Felice: Messa e inizio del catechismo con ufficiale benvenuto a don Felice
Alle ore 16.30, a Novegro: Messa e inizio del catechismo

Supporto scolastico

Stanno arrivando richieste da parte delle scuole per un supporto a ragazzi in difficoltà con i compiti; chi avesse qualche ora di disponibilità per una o due volte alla settimana lo comunichi alla segreteria dell’oratorio di santo Stefano. Pian piano anche a San Felice e a Novegro arriveranno delle richieste. Sarà compito di tutti incentivare la presenza di volontari adulti e anche di giovani, scoprendo così persone disposte a far circolare il bene.


Mentre esce questo numero, nella parrocchia di santo Stefano si prova il turbamento e si è scossi per l’improvvisa morte di Marco Albini, di 42 anni, presenza vivace con la sua famiglia all’interno della comunità. Il silenzio, la preghiera, l’affetto…  Un pensiero alla moglie Maria Isabella, ai figli Antonio, Pietro e Caterina e alla mamma Adriana e ai fratelli di Marco.