Lettura Nuovo Testamento – 35

«Un riassunto mirabile di vita cristiana»

 

Carissimi,

oggi dovremmo essere arrivati alla conclusione della Lettera di Giacomo.

L’autore è un giudeo-cristiano che, in modo originale, ripropne gli insegnamenti della sapienza ebraica. Si presenta come «Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo» (Gc 1,1). A volte viene identificato con quel «Giacomo fratello del Signore» che è ricordato in Mt 13,55; At 12,17; Gal 1,19. Una figura di primo piano nella chiesa di Gerusalemme (cfr. At 21,18), una delle “colonne” – come scrive Paolo in Gal 2,9 – che venne fatto lapidare dal sommo sacerdote Anano nell’anno 62 d.C.

Diversi studiosi, però, ipotizzano che l’autore sia un cristiano autorevole, a noi non noto, che, usando lo pseudonimo di Giacomo, scrisse il testo verso gli anni 80/85 d.C.

La lettera è indirizzata «alle dodici tribù che sono nella diaspora» (Gc 1,1), probabilmente gruppi di cristiani di origine ebraica e di lingua greca, abitanti in Fenicia, Cipro, Antiòchia di Siria e forse anche in Egitto.

Il tema centrale della lettera, sviluppata nello stile di un’omelia e senza il rigore di una esposizione dottrinale, è quello della “vera sapienza” (cfr. Gc 3,13-18), dono di Dio, capace di illuminare tutta la vita del credente. La sapienza cristiana, infatti, ispira alcuni comportamenti: tradurre in atto la Parola ascoltata; evitare i favoritismi; compiere buone opere come prova di una fede viva; saper frenare la lingua e rifiutare l’uso ingiusto della ricchezza.

L’insistenza sulle opere – necessarie per le situazioni vissute nella comunità – non è in contraddizione con la tesi di Paolo sulla “giustificazione per fede” (cfr. Gc 2,14-26 e Rm 3,28). Paolo dichiara superflue le opere della legge; Giacomo proclama necessarie le opere della carità.

Giovanni Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII, nel novembre 1948, durante un periodo di ritiro scrisse questa riflessione sulla Lettera di Giacomo nel suo Giornale dell’anima: «Non ho potuto in questi giorni leggere molto la Sacra Scrittura. Ma con attenzione ho meditato la Lettera Cattolica di S. Giacomo Minore. Quei cinque capitoli che la compongono sono un riassunto mirabile di vita cristiana. La dottrina circa l’esercizio della carità (Gc 1,1-27), l’uso della lingua (Gc 1,19-26), la dinamica dell’uomo di fede (Gc 2), la collaborazione alla pace (Gc 4), il rispetto del prossimo, le minacce al ricco ingiusto ed esoso (Gc 5,1-6), infine l’invito alla confidenza, all’ottimismo alla preghiera… (Gc 5,7-15) tutto ciò ed altro è un tesoro incomparabile di indirizzi, di esortazioni per noi ecclesiastici particolarmente e terribilmente, e per i laici, secondo il bisogno di tutti i tempi. Converrebbe imparare tutto a memoria e gustare e rigustare di tratto in tratto la celeste dottrina» (Il Giornale dell’Anima, Istituto per le scienze religiose, Bologna 1987, pp. 397-398).

Buona continuazione!

  1. Claudio Stercal

 

Prossime tappe: entro martedì 8 agosto siamo invitati a leggere la Prima lettera di Pietro, per passare poi, sino a venerdì 11 agosto, alla Seconda lettera di Pietro.