Inizio una piccola rubrica con questo titolo (mi ha preso la grammatica, dopo l’articolo sulla virgola!) al fine di segnalare, di volta in volta, qualche nota, appunto. Prendo da ciò che dice il dizionario (Asterisco: Segno grafico a forma di stelletta (*) che serve di richiamo a note poste in margine o a piè di pagina, o per indicare lacuna nel testo o omissioni volontarie di nomi che non si vogliono citare: era figlio di un mercante di ***; Stelletta usata nei libri liturgici a segnare con pausa la metà di ogni versetto nei salmi). Anche un asterisco del don!
Una parabola che frulla
È da qualche giorno che mi frulla in testa la parabola delle dieci vergini. La si trova in Matteo capitolo 25. Non è parabola facile e non è frequente nella liturgia. Ci sono cinque ragazze sagge e cinque stolte: sappiamo come va a finire ma non è male leggerla con attenzione, fermarsi un attimo, leggerla… con la virgola!
Mi domando se questo non sia tempo per “comprare olio”. Le lampade non bastano.
E se molto del cristianesimo, in questi decenni, fosse stato soprattutto nel preparare le lampade, dimenticandoci dell’olio? Attività pastorali, impegni caritativi, organizzazioni ecclesiali, convegni, documenti, impegni su tutti i fronti forse, dico, forse, tutto nella cura delle lampade. Certo ci vogliono perché dove metteresti l’olio? Nessun disfattismo, ci mancherebbe!
Questo periodo ci trova tutti limitati (non faccio elenco), ci basti ricordare il nostro essere “senza messa”…
E l’olio? Potrebbe essere un periodo per porre attenzione all’olio? Parliamo allora dell’amore divino, traducendo il senso di quell’olio della parabola. Certamente lo abbiamo, c’è in chi soffre e offre la sua sofferenza, c’è in chi cura e si spende, c’è in chi educa e continua nonostante i fallimenti, c’è chi si trova a voler bene anche se non ricambiato: certo che ce n’è! Ma potrebbe scarseggiare o perdere il legame con l’amore eterno che ha vinto sul male e sulla morte. E allora?
Se ascoltassimo bene potremmo forse sentire: “Venite a me, non solo vi do acqua viva (ne ho parlato alla samaritana, olio (ne ho parlato a dieci vergini) ma il mio amore divino (ne parlo a voi!)”. È stare allora sotto quella benedetta ferita del crocifisso per far passare in noi solo amore allo stato puro, perché Suo!
Il silenzio di questi giorni potrebbe essere usato per accedere all’olio, appunto nello sguardo a Lui, nell’attenzione alla Parola, nella riflessione o nella preghiera (cose che sappiamo), solo perché “si chieda dell’olio”.
Dio credo che non parlerà o, meglio, non è detto che parlerà e che verrà. Stando alla parabola “verrà all’improvviso, di notte”. Come all’improvviso venne da Maria o alla resurrezione. Non ha detto: “Cara Maria, se farai la brava poi io nascerò in te”. Non ha detto: ” Vi aspetto dopo la morte, questione di ore”, neppure: “Se farete i bravi in questo periodo di quarantena io vi parlerò”. Sarebbe tutto sempre come premio della nostra bravura, saremmo noi il punto di partenza. No.
E se il Signore venisse tra due anni, o tra nove mesi, all’improvviso, forse anche in una situazione di buio pesto o nella notte di un tradimento? Senz’altro verrà, così è scritto e così ha fatto.
Avendo olio, lo accenderemo, risponderemo con l’amore all’Amore, quello recuperato nel periodo di durezza e fatica. Forse la parabola risulta facile e vera. Che questo sia tempo “da olio”?
don Norberto