11 maggio 2025

Quarta domenica di Pasqua


Giorni dove si è detto di tutto e di tutti! Poi il silenzio del conclave che ha impedito ogni parola, perché ogni commento era fuori posto! Poi il sospiro guardando il comignolo da dove sarebbe uscito il fumo, nero per due volte e bianco la terza volta. Poi in attesa di conoscere il cardinale nominato, il nome scelto e il volto. Poi la gioia di sentire la formula “habemus papam”, con il suono di Leone XIV che è risuonato con un breve momento di stupore prima della gioia e della commozione.

LEONE XIV – IL NOSTRO GRAZIE

Ora c’è un piccolo particolare: “Seguirlo, ascoltarlo perché ce lo ha inviato Lui, il Signore della pace pasquale”. Tutto ora si smonta per lasciare gli ultimi adempimenti dopo la nomina. Rimane solo una preghiera: “Signore ti seguiamo con la certezza che non abbandoni mai la tua Chiesa”.


Trovarsi al funerale

Capita spesso che molte persone si riuniscano a causa di un funerale. Si sente spesso l’espressione: “Ci vediamo solo in queste occasioni”, quasi ad esprimere la bellezza del trovarsi tra parenti lontani o tra amici di cui si sono perse le tracce, pur in una circostanza non prevista e dolorosa.

La morte di una persona giovane o anziana che sia, parente oppure amica, porta tutti a muoversi per “essere presenti”, appena possibile, al funerale. È lì che si vedono volti che non ci si aspettava di incontrare, ci si abbraccia e si stringono calorosamente le mani con affetto e commozione. “Ci voleva il funerale per farci ritrovare”, si ripete. Alla serenità di queste parole che aiutano a sostenere il dolore per la perdita di una persona cara, si accompagna il dispiacere di non prolungare lo stare insieme.

Il senso contrario: “Meno male che ci si vede solo ai funerali, perché quel parente non lo sopporto”, non l’ho mai sentito (o forse era nella mente di qualcuno).

Di fatto non ci sono situazioni analoghe per cui velocemente si debba partire, chiedere il permesso al lavoro o cambiare il programma della settimana. Per il momento della morte si fa tutto “perché è giusto”, “perché quella famiglia o quell’amico lo merita”, “perché sono in debito verso la persona morta o la sua famiglia”!

Per un funerale non arriva l’invito, non è previsto il rinfresco, non si mangia o né si portano regali. Tutto è fatto senza pagare nulla da parte della famiglia e senza organizzare nulla. La conoscenza di una persona che è molto malata, muove il cuore e la preghiera, perché si fa fatica a gestire emotivamente la malattia, non si sa cosa dire o non si vuole disturbare. Con la morte è diverso. È interessante poi che la nostra fede cristiana, in fondo, poggi sul funerale del nostro Signore dentro la novità della resurrezione.

Don Norberto


La Superbia

Mi chiamo Superbia e adoro sentire pronunciare il mio nome, da me e soprattutto dagli altri. Dovrei presentarmi a te guardandoti ma davanti e accanto non vedo nessuno perché non mi tolgo gli occhi di dosso. Se ti osservo lo faccio dall’alto in basso e di alzare lo sguardo al cielo non se ne parla: un Dio che delinea un ordine e un amore più grande di me non esiste, ci sono IO e il mio SUPER-IO.

Mi chiamo Superbia e adoro il profumo dei Narcisi. Dicono sia la radice di ogni peccato e non me ne vergogno, meritarmi una posizione di privilegio rispetto agli altri gonfia e mi fa star bene. Mi specchio sull’acqua innamorandomi della mia superiorità vera o presunta, per la quale ho un bisogno immenso di riconoscimento.

Mi chiamo Superbia, faccio Eva di secondo nome: ho mangiato anch’io dall’albero che mi era stato proibito rinunciando a limiti e confini imposti; rifiutando il corpo, l’identità e la storia che mi era stata donata. Per questo motivo sono permalosa ma godo nel sottolineare l’errore e il difetto altrui.

Trascorro le mie giornate preoccupandomi per il ruolo, la realizzazione, il raggiungimento delle mie mete pretendendo una realtà diversa da quella che è. Indosso un paio di lenti scure: occupata come sono con me stessa io a te non ti vedo, non ti ascolto, non riesco a sentire i tuoi sentimenti e bisogni.

Mi chiamo Superbia e ho una voragine nel cuore: non sono stata vista e ora non lo so fare neppure io con te. Ho bisogno di colmare solitudine dentro e intorno a me, se perdo il mio centro la mia immagine sfuma in un riflesso.

Sono la Superbia e ho un disperato bisogno di essere salvata da una parola di misericordia capace di riempire le mie crepe dalla quale lasciarmi amare incondizionatamente. Faccio fatica a valicare il confine tra IO e DIO ma oggi, per guarire, non posso che inginocchiarmi umilmente davanti a una croce.

Pensaci su:

  • Quando mi confronto con le persone faccio prevalere la mia opinione o sono in grado di arricchirmi di nuovi punti di vista?
  • “Ma anche no” è una frase che posso tollerare per relativizzare il mio pensiero?
  • Tendo a essere egocentrato sui miei bisogni o ho presente anche quelli dell’altro?
  • Voglio stare al centro dell’attenzione? Sono capace di fare un passo indietro?
  • Riconoscere le proprie capacità è sano, ma affermare la propria superiorità è necessario? C’entra presunzione o l’arroganza?
  • In tutti i contesti di vita, tu che appartieni alla parrocchia “X” operi per creare comunità o individualità?
  • Quando raggiungo un risultato sono soddisfatto o nessun traguardo mi accontenta? Cos’è il successo per me e cosa sono disposto a fare pur di raggiungerlo?
  • Conta di più: essere o apparire? Investo le mie energie per imparare ad amare o mi accontento di costruirmi un’immagine?
  • Sento solitudine pur stando tra la gente?
  • Che aggettivi attribuiresti alla qualità delle tue relazioni (superficiali? significative? utilitaristiche?)
  • Mi sento accettato e amato anche per i miei limiti e fragilità o solo per ciò che desidero che gli altri vedano di me? Mi concedo la possibilità di mostrarli?
  • “Verità coincide con umiltà: saper convivere con l’essere piccoli, vulnerabili e deboli. F. Rosini”: cosa potrei fare per liberarmi da ogni sottile forma di superbia per crescere nella virtù dell’umiltà?

Valeria


Giubileo… la strada continua

Da giovedì 22 a sabato 24 maggio in 57 saremo a Roma per il giubileo con la mente a papa Francesco e lo sguardo a Papa Leone. Dopo l’esperienza in marzo nel pellegrinaggio diocesano, dopo gli adolescenti presenti a Roma in aprile, un altro segno per ricordare l’anno di grazia che vogliamo continuare a vivere. Oltre ai gesti che compiremo nella capitale, passeremo al santuario del Volto Santo a Manoppello. Il ponte degli specchietti suggerirà spunti di verifica della nostra vita a partire da altri vizi capitali.  Stiamo predisponendo un pellegrinaggio di un giorno a Roma in ottobre.


INTELLIGENZA ARTIFICIALE per non addetti ai lavori

In collaborazione con le ACLI di Segrate presso Oratorio Santo Stefano

  • ABC dell’Intelligenza artificiale – martedì 13 maggio, ore 16.30: Giuseppe Nicoletti, ex direttore IBM
  • IA Fondamenti e dinamiche – martedì 21 maggio, ore 16.30: Riccardo Pelusz, ricercatore indipendente

Avvisi

Rosario per il quartiere (in caso di pioggia saremo in chiesa)

  • Novegro: martedì 13 maggio, alle ore 20.45 in via Dante 8
  • Santo Stefano: mercoledì 14 maggio, alle ore 20.45 nel parchetto di via Cellini
  • ore 21.15 Consiglio pastorale
  • San Felice: mercoledì 14 maggio alle ore 20.45 nel parco Prima Strada

Venerdì 16 maggio: pellegrinaggio decanale a Caravaggio

La partenza è alle ore 19 con un pullman che passerà tra le varie parrocchie. Orario: ore 20 rosario – ore 20.30 Messa concelebrata. Le iscrizioni si fanno nelle segreterie parrocchiali; il costo è di 10 €.

Domenica 18 maggio, alle  ore 9.30 e alle ore 11.30 a San Felice: celebrazione della Cresima

A Santo Stefano, alle ore 15.30: celebrazione della Prima Comunione (2° gruppo)