Quarta domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
“Ebbene sì: ci interessa la parola del Vescovo”
Chiudiamo il secondo capitolo della lettera del Vescovo.
Questa parte potrebbe risultare pesante o poco importante rispetto a pensieri alti e profondi. Credo che il Vescovo voglia incidere anche su alcune strutture diocesane al fine di renderle adeguate e vivaci in questo tempo. Del resto, i credenti talvolta fanno parte dei lamentosi: si lamentano perché il Vescovo non parla ma se parla non lo ascoltano; si lamentano perché è teorico ma quando entra nella pratica non lo ascoltano; si lamentano perché è “molle” ma quando alza il tono non lo ascoltano… si lamentano e si lamenteranno perché non andrà mai bene nulla! … Proviamo a conoscere “cosa bolle in pentola”.
«SIANO UNA SOLA COSA» – LA CHIESA UNITA
- La forma “territoriale” della comunione ecclesiale
L’articolazione del territorio diocesano è stata una scelta lungimirante della nostra Chiesa diocesana: hanno così preso forma le zone pastorali, i decanati intesi come pastorale d’insieme per coordinare e supportare la pastorale locale che le comunità e le parrocchie devono praticare per essere prossime alla vita delle persone.
L’ampiezza della Diocesi esige una suddivisione del territorio che non dev’essere una complicazione burocratica ma un’articolazione atta a favorire la comunione nella Chiesa locale e a superare l’autoreferenzialità della parrocchia.
La Diocesi non è un insieme di parrocchie, piuttosto l’unica Chiesa che si rende presente.
Il presbiterio diocesano non è l’insieme dei parroci, ma la comunione con il Vescovo che la grazia del ministero ordinato raduna, insieme con i diaconi, per collaborare alla missione.
Il decanato rappresenta uno strumento per la sussidiarietà dell’attività pastorale.
- Verso le Assemblee Sinodali Decanali
Il decanato ha bisogno di uno strumento proporzionato alla sua finalità. Il percorso che ha portato agli orientamenti contenuti nel documento Chiesa dalle genti ha aperto una prospettiva per un nuovo volto della nostra Chiesa diocesana, che è chiamata a una forma di comunione più intensa e più diversificata per una missione più coraggiosa. La proposta di immaginare l’Assemblea Sinodale Decanale esprime l’intenzione di configurare un organismo più proporzionato al compito di interpretare il territorio e di descrivere e motivare forme di presenza dei cristiani nella vita quotidiana.
L’Assemblea Sinodale Decanale non ha una definizione precisa perché deve essere adattata alla realtà concreta del decanato. La costituzione del Gruppo Barnaba intende avviare il percorso per la costituzione dell’Assemblea Sinodale Decanale.
C’è qualche cosa di inedito in questo processo, perché non intende sovraccaricare i ministri ordinati di ulteriori compiti, ma provocare tutte le vocazioni (laici, consacrati, diaconi e preti) ad assumere la responsabilità di dare volto a un organismo che non deve “guardare dentro” la comunità cristiana e la sua attività ordinaria; piuttosto deve guardare al mondo del vivere quotidiano dove i laici e i consacrati hanno la missione di vivere il Vangelo.
- Il ministero ordinato animato da passione e responsabilità condivisa
Il ruolo dei presbiteri e dei diaconi permanenti, in questa sfida dell’inedito per assecondare lo Spirito che tiene vivo l’ardore della missione e della testimonianza, è decisivo, come in ogni aspetto della vita della comunità cristiana. La missione parte sempre dalla comunione eucaristica, è sempre ispirata dalla Parola di Dio. I presbiteri e i diaconi, in comunione con il Vescovo, celebrano l’eucaristia e annunciano autorevolmente la Parola. In questo servizio non hanno il ruolo di controllare e decidere a prescindere dalle responsabilità dei laici, ma quello di “tener vivo il fuoco” e di rallegrarsi nel vedere la grazia di Dio ed esortare tutti a restare fedeli al Signore, da uomini pieni di Spirito Santo e di fede. Il cammino che, a Dio piacendo, condurrà alla costituzione e funzionamento dell’Assemblea Sinodale Decanale richiede ai presbiteri non “un lavoro in più da fare”, ma un incoraggiamento costante, un saggio consigliare, una disponibilità ad accompagnare perché i laici assumano le loro responsabilità.
- Sinodo, sinodalità, percorsi sinodali, assemblee sinodali
L’avvio di procedimenti nella Chiesa universale, nella Chiesa italiana, nelle Diocesi rischia di logorare il vocabolario “sinodale” e di generare confusione, ridurre la gioia e il gusto della partecipazione, suscitare l’impressione che il tutto si riduca a produrre carta.
Il disagio ha qualche buona ragione anche per il fatto che molti aspetti sono ancora in fase di definizione. Mi permetto di formulare una precisazione per come io vedo le questioni.
Si deve intendere per Sinodo il Sinodo dei Vescovi, convocato da papa Francesco per definire che cosa sia sinodalità nella Chiesa. Il Sinodo si celebrerà nell’ottobre del 2023, come XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, con il tema Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione. Per volontà del Papa il percorso per preparare questa assemblea coinvolge tutta la Chiesa.
Si deve intendere per percorso sinodale della Chiesa italiana, dice il card. Gualtiero Bassetti, “quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo”.
Si deve intendere per Assemblea Sinodale Decanale lo strumento che la Diocesi di Milano si darà per lo stile di presenza della Chiesa nel nostro territorio. La composizione, le competenze e le procedure dell’assemblea prenderanno la forma adatta al territorio del decanato secondo il discernimento che il Gruppo Barnaba compirà con la collaborazione del vicario episcopale e degli organismi diocesani.
- Che siano una sola cosa: la preghiera, le fatiche, la gratitudine e il lamento
Se siamo grati per il dono ricevuto, il dono di essere salvati, il dono di essere in una comunità di redenti, il dono di essere in cammino per una speranza affidabile, perché il lamento è tanto diffuso? Propongo di meditare il testo (Gv 13 – 17) che è offerto per la lectio personale e comunitaria in questo anno pastorale per entrare nelle confidenze di Cristo e condividere i suoi sentimenti e il suo pensiero.
L’amore fraterno comporta una specie di gara nello stimarsi a vicenda, il riconoscimento del bene che l’altro rappresenta per me, la riconoscenza per essere un cuore solo e un’anima sola nella comunione dei santi. Come posso essere amareggiato e risentito verso il fratello?
Nella comunità cristiana gli argomenti per essere scontenti gli uni degli altri hanno una radice ambigua e invito tutti a decifrare questa sorgente inquinata delle parole, dei pensieri, dei giudizi.
Per me è incomprensibile che il risentimento, l’amarezza, le ferite siano, per così dire, una buona ragione per lamentarsi dei fratelli e delle sorelle della propria comunità, dei preti, del Vescovo e del Papa. Piuttosto si dovrebbe riconoscere un desiderio ardente di correggere e di correggersi, di dedicarsi a un’intensa preghiera di intercessione, di praticare la correzione fraterna e il perdono benevolo.
- «Nessuno ha un amore più grande di questo»: il fondamento della Caritas
Nella gara della stima reciproca non può non essere presente e non rappresentato l’amore gratuito verso l’altro, verso il diverso, così diverso che addirittura mi può essere nemico. Proprio come ricorda l’apostolo Paolo, che sembra completare la riflessione dell’evangelista Giovanni: «Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi».
Mi auguro che la meditazione delle pagine del Vangelo secondo Giovanni in questo anno pastorale possa diventare un utile esercizio per tutte le Caritas parrocchiali e decanali, chiamate anche loro a sostenere il cammino di conversione pastorale innescato dall’avvio delle Assemblee Sinodali Decanali. Tutti abbiamo bisogno di imparare come l’amore è la forma del legame che distingue i cristiani dentro il tessuto sociale più ampio; tutti abbiamo bisogno di imparare che la carità non è un atto che si può delegare a qualche organismo, ma un’energia che anima tutta la comunità cristiana, e che vede in qualche ente specializzato l’occasione per un richiamo globale alla forza dell’amore come collante di ogni società, non solo della Chiesa.
ANNUNCIO DI UNA GRANDE GIOIA (Annuntio vobis gaudium magnum…)
Avvento 2022 – Quaresima 2023 – MISSIONE NELLA CITTÀ DI SEGRATE
Non scomodiamo l’annuncio della scelta del nuovo Papa… ma usiamo quella espressione per indicare per la prima volta ciò che prossimamente avverrà di bello, di importante e stimolante.
Nell’ottobre 2022 ci sarà a Milano il Festival Nazionale della Missione e… subito dopo: Segrate!
Cosa succede? Saranno presenti missionari e missionarie di diversi istituti religiosi (Pime, Consolata, Comboniani, Salesiani, Saveriani, Villareggia…) che, avendo vissuto una esperienza in altre terre, ci porteranno l’entusiasmo di una fede che vivono e hanno annunciato.
“Ma c’è tempo ora dal 2022”, si potrebbe dire! Ma, tra un attimo siamo già nel 2022! Conviene allora avere uno sguardo lungo. Inizieremo a fare primi passi attraverso incontri aperti a tutti i cristiani di Segrate con l’equipe dei missionari ed individueremo i punti deboli su cui innestare fiducia ed entusiasmo.
Sarà un evento che lascerà una traccia per il fatto che le nostre comunità presenti in città saranno contagiate e potranno, alla partenza dei missionari, proseguire questa opera, che poi è ciò che chiede Gesù risorto: “Andate in tutti il mondo…”. Allora: aperti alla curiosità!
Sabato 2 e domenica 3 ottobre: FESTA DELL’ORATORIO
ore 10: Messa nel campo – ore 12.30: pranzo al sacco: occasione per stare insieme
ore 15: giochi e animazione dell’oratorio (vedi programma qui)