28 febbraio 2021

II domenica di Quaresima – della Samaritana

Due parole sul digiuno

È iniziata la quaresima tra fogli e foglietti, tra libri e libretti. Un tempo per muoverci nella fede, non potendo fare altri lunghi movimenti a causa dei vari colori che governano le nostre settimane, almeno “corriamo sulla via dei tuoi comandamenti perché mi hai allargato il cuore” (direbbe il salmista).
Digiuno per tenere a bada i nostri cinque sensi che spesso sono disordinati o fuori controllo. La gola, la si tiene a bada solo se abbiamo 40 di febbre; la vista, solo se siamo stanchi morti; l’udito, solo se il cerume blocca gli orecchi; il tatto, solo se abbiamo le fasciature ai piedi o alle mani; l’olfatto (quel senso per cui solo il “mio profumo” è quello giusto) quando crolla tutto.
La cura cristiana dei nostri sensi sta nel governarli grazie al fatto che possediamo “sensi spirituali” per quella vita di Dio ricevuta al battesimo. Assaporare le realtà divine, vedere con gli occhi di Dio, ascoltare la sua dolce parola, toccare il suo amore, profumare di bene come nella casa di Marta e Maria… è vivere “da figli” liberi da quella parte dei sensi attratti e governati dal male. La Chiesa ci sollecita, lo Spirito ci spinge su questa strada di liberazione. I modi poi ciascuno li troverà “a propria misura”. Tutto qui.

Il digiuno che diventa carità

La piccola busta che abbiamo ricevuto come “pro memoria” ricorda come gesti di rinuncia reali (un gratta e vinci, un caffè, un dolce, un pasto, un divertimento…) si traducano poi in denaro. Segnaliamo il progetto quaresimale della diocesi “Un lavoro per i giovani dell’Albania“. Si tratta di potenziare il Centro: “Qendra sociale Murialdo” di Fier attraverso l’ampliamento e l’adeguamento degli ambienti per garantire una formazione professionale in diverse discipline per i giovani dell’area. Il centro professionale è gestito dai Padri Giuseppini di Murialdo. Costo previsto: 20.000 euro.

Lanciarsi negli Esercizi spirituali dal 1 al 5 marzo

La prossima settimana sarà “settimana forte” con la proposta degli “Esercizi spirituali nella vita corrente”. Lascio due parole (non è farina del mio sacco) tratte da un recente articolo (guarda caso del 25 febbraio) sull’Osservatore romano.
Gli Esercizi spirituali costituiscono la sintesi di una specifica esperienza spirituale, che Ignazio di Loyola redige in quanto «avendo osservato alcune cose nella sua anima e trovandole utili, gli sembrava che potessero servire anche ad altri e perciò le metteva per iscritto», come lui stesso disse.
Un’esperienza spirituale dunque raccontata perché altri, riconoscendo in se stessi analoghi movimenti dello Spirito, ne trovassero giovamento. Non si tratta di un testo “scritto a tavolino”, ma di appunti continuamente ripresi e ulteriormente integrati nell’arco di circa vent’anni a partire dalla convalescenza conseguente alla grave ferita subita durante la difesa di Pamplona, nel 1521. Si tratta di un libretto, o meglio, di un manuale di esercizi di preghiera accompagnati da una serie di note utili a garantire l’efficacia del cammino.
Il raggiungimento del fine che è di «vincere se stesso e ordinare la propria vita senza prendere decisioni in base ad alcun affetto disordinato», come dice l’autore agli inizi di questo suo scritto. Il sapore vagamente volontarista di questa espressione è smentito dall’effettivo percorso proposto che, sostanzialmente, corrisponde al soffermarsi in preghiera in un periodo di quattro “settimane”, il cosiddetto “mese ignaziano”, sulla vita di Gesù (l’esperienza può essere vissuta anche in un arco di tempo più breve, spesso in una settimana magari lontano da casa o, come faremo noi “nella vita corrente”).
Gli Esercizi costituiscono quindi un’esperienza che favorendo un’immersione sempre più in profondità nella vita, cioè nel cuore, del Signore, permette di conoscerlo sempre di più così da esserne attratti a seguirlo sempre più da vicino («chiedere conoscenza interiore del Signore, che per me si è fatto uomo, perché più lo ami e lo segua»).
Si potrebbe dire che si tratta di un cammino di liberazione per una vera libertà. L’invito è a contemplare via via i sentimenti (nel senso detto da san Paolo ai Filippesi «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù») e le scelte e lo stile delle relazioni di Gesù di Nazaret per “appropriarsene” sempre di più e così liberare il cuore da ogni affetto disordinato. Solo l’immersione in lui, verità dell’uomo, infatti, può liberare veramente i miei affetti da ogni elemento che non sia veramente amore e così io possa crescere sempre più in vera libertà, cioè in umanità. Il percorso è semplice. Così l’articolo.
L’augurio è che si possa usufruire di questa esperienza stando “in presenza”.
Offriamo due orari (15.30 e 20.30) per favorire la partecipazione. Trasmetteremo in entrambi i casi l’intervento di padre Mario Danieli, gesuita del Centro san Fedele attraverso il canale Youtube della parrocchia. È sospesa la Messa del giovedì alle 20.30 e la Via Crucis del venerdì alle 15 e alle 20.45.

Fine settimana in Iraq

Sarà il caso di non perdere l’importante viaggio apostolico che Papa Francesco compirà in Iraq da venerdì 5 a lunedì 8 marzo, visitando Baghdad, la Piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella Piana di Ninive. È il primo pellegrinaggio in un tempo di pandemia che il Papa compie: viaggio carico di valore come sostegno ai cristiani presenti, come occasione di dialogo interreligioso, come richiamo alle radici della fede, come sostegno nell’opera di pacificazione e fratellanza.
Visiterà una terra martoriata dalla violenza dell’Isis. Prima del 2003 i cristiani erano circa un milione e 300 mila. Ora i dati parlano solo di 400 mila cristiani circa. Sarà importante l’incontro con il capo degli sciiti, il Grande Ayatollah Ali Al Sistani, previsto per il 6 marzo: grande aspettativa per quell’evento.
Seguiamo Papa Francesco con la preghiera intensa e con l’attenzione ai vari giorni attraverso i social e la TV. Potrebbe essere “salutare” il digiuno dai cibi proprio nel giorno della sua partenza.

L’ambasciatore, il carabiniere, l’autista

Ha fatto impressione la morte dl Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha lo scorso lunedì, il 22 febbraio. Nell’immaginario si percepisce il lavoro diplomatico come un lavoro che avviene tra cene galanti e procedure burocratiche. Sappiamo poco del reale mondo che si muove tra le ambasciate o le nunziature (NdR: nome proprio per indicare i rappresentanti della Santa Sede tra le varie nazioni).
La storia di Luca parla di altro: parla di professionalità, di testimonianza cristiana nata nella nostra diocesi, di attenzione alla gente. La storia di Vittorio è la storia di chi sceglie di stare nell’Arma di cui sappiamo la serietà e l’abnegazione. Come dire che nel mondo esistono persone serie in ciò che fanno, lasciando un segno buono in un modo silenzioso.


Venerdì 19 marzo: festa di san Giuseppe

Si potrà acquistare l’interessante lettera apostolica “Patris corde” scritta da Papa Francesco affinché la figura del santo sia valorizzata in questo anno a partire dal 19 marzo.
Sempre dal 19 marzo, il Papa chiede una rilettura, dopo cinque anni, e una comprensione migliore della Amoris Laetitia.
Alle ore 20.30: celebrazione penitenziale cittadina alla chiesa del Villaggio.