7 marzo 2021

III domenica di Quaresima – di Abramo

Nessuna samaritana, nessun cieco nato, nessun Lazzaro! Peggio: nessuna Domenica delle Palme! Peggio ancora: nessun Giovedì Santo e nessun Venerdì Santo! Stra-peggio ancora: nessuna Pasqua… Senza parole!
In due righe così eravamo lo scorso anno. Peggio ci sarebbe la persecuzione dell’Isis o di altre ideologie, come avviene in altri paesi. E allora? Per prima cosa, meno male, possiamo celebrare “in presenza” e in comunità la Pasqua! Pur nelle ristrettezze, meno male, posso passare nel Sacramento della Confessione e, meno male, posso ricevere l’Eucarestia (ci tengo però a fare la Comunione?); meno male che posso celebrare il Triduo Pasquale quest’anno. E se fosse una nuova riscoperta della ricchezza liturgica?
don Norberto


Un foglio facile

È facile questa settimana riempire il “Verso Emmaus”. Le parole del vescovo Delpini ai funerali di Luca Attanasio aiutano a pregare e a riflettere in modo cristiano sulla morte, usando un tono e uno stile da vescovo che stiamo apprezzando.
Il secondo intervento, sempre del Vescovo, riguarda il convegno fatto sull’oratorio e su come muoversi nel futuro. In un tempo dove si è impossibilitati “a fare come prima”, come muoversi per preparare il futuro di quel luogo significativo per l’educazione alla fede dei ragazzi e dei giovani?


Alla presenza del Signore Mario Delpini

Viene poi il momento in cui ciascuno sta solo, alla presenza del Signore. Finiscono i clamori, tacciono le parole, la gente radunata si disperde e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Sono dimenticate le imprese, risultano insignificanti gli onori, i titoli, i riconoscimenti e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore. Perde interesse la cronaca, le parole buone e le parole amare, la retorica e le celebrazioni e ciascuno sta, solo, alla presenza del Signore.
Che cosa mi dirà il Signore? Che cosa dirò al Signore? La pagina del Vangelo descrive quello che mi potrà dire il Signore, quello che io potrò dire al Signore, quando, come tutti, starò, starò solo alla presenza del Signore.
Il Signore dirà: “Da dove vieni, Luca, fratello?”. E Luca risponderà: “Vengo da una terra in cui la vita non conta niente; vengo da una terra dove si muore e non importa a nessuno, dove si uccide e non importa a nessuno, dove si fa il bene e non importa a nessuno. Vengo da una terra in cui la vita di un uomo non conta niente e si può far soffrire senza motivo e senza chiedere scusa!”.
Il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io scrivo sul libro della vita il tuo nome come il nome di un fratello che amo, di un fratello che mi è caro, che desidero incontrare per condividere la vita e la gioia di Dio! non dire così fratello. Io ti benedico per ogni bicchiere d’acqua, per ogni pane condiviso, per ospitalità che hai offerto. Vieni benedetto del Padre mio e ricevi in eredità il regno preparato fin dalla creazione del mondo”.
Il Signore dirà: “Perché ti volgi indietro, Luca, fratello mio?”. E Luca risponderà: “Mi volgo indietro perché considero quello che resta da fare, considero l’incompiuto che attende il compimento, le promesse che avrei dovuto onorare, la missione che avrei dovuto compiere. Ecco: troppo breve la vita. Ecco, troppe attese sospese! Perciò mi volgo indietro!”.
E il Signore dirà: “Non volgerti indietro, Luca, fratello mio. Troppo breve è stata la tua vita, come troppo breve è stata la mia vita. Eppure dall’alto della croce si può gridare: “È compiuto!”, come nel momento estremo si può offrire il dono più prezioso, senza che il tempo lo consumi. Perciò non volgerti indietro, Luca, fratello mio; entra nella vita di Dio: tu sarai giovane per sempre!”.
E il Signore dirà ancora: “Perché sei ferito, Luca, fratello mio?”. E Luca risponderà: “Sono ferito perché così gli uomini trattano coloro che li amano e coloro che li servono: mi rendono male per bene e odio in cambio di amore (Sal 108,5). Sono ferito perché ci sono paesi dove la speranza è proibita, dove l’impresa di aggiustare il mondo è dichiarata fallita, dove la gente che conta continua a combinare i suoi affari e la gente che non conta continua a ferire e ad essere ferita. Ecco perché sono ferito, perché ecco come sono i malvagi: sempre al sicuro, ammassano ricchezze (Sal 73,12) e contro il giusto tramano insidie (cfr Sal 37,12) e non c’è chi faccia giustizia!”.
E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Guarda le mie ferite, le ho ricevute dai miei fratelli; e guarda il mio cuore: dal mio fianco esce sangue e acqua; se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore porta molto frutto (Gv 12,24). Ho seminato nella storia un seme di amore che produce frutti di amore, e chi rimane nell’amore rimane in me e io in lui. La gente che conta e ammassa ricchezze è destinata a morire e per loro sarà pronunciato il giudizio: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25,41). Ma i miti erediteranno la terra, i giusti sono benedetti e benedetta la loro discendenza”.
E il Signore dirà ancora: “Perché piangi, Luca, fratello mio?”. E Luca risponderà: “Piango perché piangono le persone che amo; piango perché restano giovani vite che hanno bisogno di abbracci e di baci, di coccole e di parole vere e forti e non sarò là per asciugare le loro lacrime e condividere le loro gioie; piango perché dopo il clamore scenderà il silenzio, dopo la notorietà arriverà l’oblio: chi si prenderà cura delle giovani vite che io non vedrò camminare nella vita”.
E il Signore dirà: “Non dire così, Luca, fratello mio. Io manderò lo Spirito Consolatore, Spirito di sapienza e di fortezza, Spirito di verità e di amore e si stringeranno in vincoli d’affetto invincibile coloro che ti sono cari e nessuno sarà abbandonato e io stesso tergerò ogni lacrima dai loro occhi, e i vincoli di sangue, i vincoli di affetto, i vincoli di amicizia saranno più intensi e più veri, più liberi e più lieti. La tua partenza non diventerà una assenza, la tua presenza nella gioia del Padre non sarà una distanza. Non piangere più, Luca, fratello mio!”
Mario Delpini vescovo


Non è un oratorio se non è un cenacolo – Mario Delpini vescovo

Questo è il tempo degli oratori aperti solo per alcune proposte.
Questo è il tempo degli oratori, diciamo, senza cortile, cioè impediti di quella scioltezza lieta che non è imbrigliata da protocolli e paure di contagio.
Questo è il tempo degli oratori on-line, un ritrovarsi che non è proprio un incontrarsi, ma non è neppure niente. Ad ogni modo questo è il tempo degli oratori!
Propongo uno slogan: Non è un oratorio se non è un cenacolo.
C’è stato un momento in cui i discepoli stavano in uno spazio chiuso per paura dei giudei.
C’è stato un momento in cui i discepoli stavano in una sala al piano superiore non per paura, ma per uno scopo: essere rivestiti di potenza dall’alto (Cfr Lc 24,49)
L’oratorio è il cenacolo per accogliere la potenza dall’alto Il cenacolo si raduna perché i discepoli obbediscono al comando di Gesù.
Non è un oratorio se non c’è un perché: la parola di Gesù
Il cenacolo si trova dove c’è la casa dell’incontro.
Non è un oratorio se non c’è aria di casa e gioia di incontro.
Nel cenacolo si sta con chi vive la fraternità nel nome di Gesù e in memoria di lui.
Non è un oratorio se non si sta insieme, Chiesa dalle genti.
Nel cenacolo si fa quello che Gesù ha comandato e insegnato: costanti nella preghiera, un cuore solo e un’anima sola.
Non è un oratorio se non si spezza l’unico pane per diventare l’unico corpo del Signore, la Chiesa.
Nel cenacolo si sta finché lo Spirito accende scintille.
Non è un oratorio se non si apre a seminare gioia di vivere e pratica d’amore tutt’attorno dove si vive
La questione delle congiunzioni è una questione seria: mettiamoci al lavoro!
La questione del cenacolo è una questione seria: mettiamoci a pregare!
La questione della potenza dall’alto è una questione seria: continuiamo ad avere pazienza!
La questione delle scintille è una questione seria: proviamo ad accendere il mondo, adesso!


Esercizi spirituali: esperienza impegnativa anche se, con l’andare dei giorni, diventava facile e familiare l’orario e il tempo di preghiera. Però potevamo essere più convincenti per favorire l’arrivo di più persone!