Il prete si avvicinava sempre con delicatezza a quel momento di luce, là dove ritrovava la gioia dei Magi. Era come se quella festa lo obbligasse a ricordare gli anni, a rivedere persone, senza nessuna minima nostalgia ma solo con riconoscenza.
Si accorgeva che bastava poco per mettere sopra quella luce una nuvola oscura e minacciosa, capace di far scendere pioggia sporca anche su pietre che però non potranno perdere la loro lucentezza.
Si accorgeva di come fossero belli quegli occhi di bambino che guardavano i Magi, minuscoli nella forma ma grandi nella loro intensità, lasciando in loro più di quello che loro, venuti da lontano, potevano donare. Nessuno avrebbe potuto impedire quello sguardo di bene. Neppure la veloce fuga per un’altra strada.
Si accorgeva così che quegli stessi occhi stavano accompagnando la sua esistenza di prete dietro ad ogni persona che incontrava o quando celebrava i santi misteri. Certo capitava di dimenticarselo, ma per poco. Non poteva sapere molto del domani ma era certo di quel legame che gli occhi avevano creato negli anni. E così, con quella commozione che provava ricordando, continuava a cercare la luce insieme a molti.
(da “Farina del mio sacco”)
Che ognuno possa rimanere su quella linea luminosa, lontani dal tenebroso.