15 maggio 2022

Quinta domenica di Pasqua

Il 9 maggio è il 9 maggio

La figura di Robert Schuman potrebbe risultare sconosciuta ai più eppure la sua opera, insieme a De Gasperi e Adenauer, sta al fondamento dell’Europa.  Il 9 maggio, appena passato, che è rimbalzato dai giornali per “la parata di Putin” come memoria della vittoria sul nazismo, non ha solo questo richiamo.
Per “colpa” di Robert Schuman e di un memorabile discorso, il 9 maggio è la festa dell’Europa. L’amico Edoardo Zin, conosciuto a Morosolo, già insegnante alla scuola europea di Varese e nel 2018 insignito a Bruxelles della “medaglia d’oro al merito europeo” (uno dei pochi italiani), è un appassionato conoscitore di Schuman. Nella rubrica Agorà di Avvenire uscito l’8 maggio ha pubblicato questo articolo che val la pena far conoscere. Non siamo soliti pubblicare articoli di quotidiani ma quello che Edoardo Zin ha scritto domenica sull’Avvenire merita attenzione e per questo lo riportiamo oggi a pochi giorni da quella data.
Don Norberto

L’idea di Schuman: una comunità per la fare pace

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, le terre dell’Alsazia e della Lorena, ritornate a essere francesi, erano ancora coperte da trincee, crateri, villaggi in rovina. Era giunto il tempo della ricostruzione, ma il cuore dei francesi era impregnato dall’odio e dallo spirito di vendetta verso i nazisti. Robert Schuman, ministro degli Affari esteri, oriundo di quelle terre, è fermo nel condurre una politica estera che porti alla pace tra il suo Paese e la vicina Germania. Si sente responsabile dei destini del suo Paese, dell’avvenire dell’Europa e dell’intera umanità. Se il possesso di quelle terre, il cui sottosuolo è ricco di ferro e di carbone, materie prime indispensabili per l’industria bellica, era stato causa della guerra franco-prussiana e di due guerre mondiali, da lì occorreva partire per assicurare la pace. Bisognava pervenire a una cooperazione più vasta e sgomberare i pretesti per un ulteriore possibile conflitto.
Per Schuman, uomo del dovere, era una missione. Da alcuni mesi, un suo collaboratore, Jean Monnet, gli ha presentato la bozza di un piano per ‘mettere assieme’ la produzione di ferro e di carbone francese e tedesca sotto un’unica Autorità. A questa unione avrebbero potuto aderire altri paesi. Il 10 maggio 1950 era prevista a Londra una riunione degli alleati per parlare della Germania. Il ministro francese stringe i tempi: legge, durante l’ultimo fine-settimana di aprile, il documento presentatogli da Monnet. Vi apporta delle correzioni. Il 1° maggio rientra a Parigi e al suo capo di gabinetto che l’attende a la Gare de l’est dice: «Ho letto il testo del progetto. Lo farò mio. Dica a Monnet di procedere». Schuman accetta la responsabilità politica del progetto. Perché?
Egli giudicava sorpassata la frammentazione politica dell’Europa, ma gli sembravano impraticabili le idee dei federalisti, ai quali egli aderiva. Bisognava procedere a piccoli passi concreti. La condizione d’una pace europea duratura doveva partire anzitutto dal superamento dell’antagonismo franco-tedesco.
L’avvicinamento tra i due Paesi dipendeva da un’esigenza morale: occorreva che la Francia, Paese vincitore, prendesse l’iniziativa e tendesse la mano in segno di riconciliazione al Paese vinto. Il 7 mattina, il ministro invia a Bonn un suo consigliere per consegnare al cancelliere Adenauer il testo del suo progetto accompagnato da una lettera autografa che termina con questa espressione: «L’Europa nascerà da realtà concrete che creeranno anzitutto una solidarietà di fatto». Adenauer risponde all’amico Schuman approvando l’iniziativa.
Nella mattina del 9 maggio si tiene all’Eliseo il Consiglio dei Ministri durante il quale Schuman presenta il suo progetto che ottiene l’approvazione. In fretta e furia si prepara il salone dell’Orologio per una conferenza stampa alla quale parteciperanno duecento giornalisti.
Nell’impellenza, l’ufficio stampa del ministero dimentica d’avvertire le radio e i fotografi: per questo le foto che figurano in tutti i libri di storia d’Europa sono mediocri perché frutto di ulteriori ricostruzioni. Se è ben nota la dichiarazione ufficiale, è insolito leggere la dichiarazione preliminare che Schuman, con la sua voce monocorde ed esitante, rivolge ai giornalisti: «Non è più il tempo di vacue parole, ma di un atto, un atto coraggioso, un atto che costruisca. La Francia ha agito essenzialmente per la pace. Perché la pace possa costruirsi occorre anzitutto un’Europa unita».
Successivamente, dichiarerà solennemente la nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, a cui aderiranno i paesi del Benelux, l’Italia di de Gasperi e la Germania di Adenauer. Per la prima volta nella storia entrerà nei trattati internazionali la parola ‘comunità’: un sostantivo altamente spirituale prima che politico. Per l’artigiano di pace Robert Schuman, rammendatore dell’esistenza, la pace è un bene prezioso che non cancella le diversità, ma le difende, è solidarietà che porta alla prosperità, è umanesimo che condanna la distruzione e la depredazione delle altrui culture e religioni, i genocidi compiuti in nome di ideologie, il terrorismo, la fame e la miseria che costringono a migrare. La guerra in corso in Ucraina ci richiama il grido lanciato dai Paesi che aspirano a vivere nelle nostre stesse condizioni economiche e sociali. Ma non c’è pace senza la pazienza del dialogo fecondo, senza comprensione comune, senza confronto che apra alla speranza. Schuman fu operatore di pace spinto dall’ispirazione cristiana che lo animava. Ha operato senza lasciarsi modificare dalle contrarietà, è rimasto saldo, fermo nell’attesa. Ha vissuto in modo eroico le virtù cardinali e teologali.
Per questo, l’anno scorso, è stato dichiarato venerabile: un altro intercessore presso Dio perché sazi la nostra sete di pace.
Edoardo Zin (da Avvenire 8 maggio 2022)


E ora diamo e leggiamo i numeri

Entro il 31 marzo di ogni anno viene presentato in Curia il rendiconto finanziario parrocchiale preparato dal Consiglio Affari Economici e visionato dal Consiglio Pastorale. Un incontro comunitario si è fatto lo scorso mese di marzo. Dopo le festività pasquali presentiamo alla comunità il rendiconto con le opere realizzate e quelle in previsione. Rendere conto ai parrocchiani delle entrate e delle uscite educa tutti all’attenzione di ciò che abbiamo, delle strutture da tenere in ordine, delle iniziative che si possono fare, del tener d’occhio le spese.
Scorrendo il resoconto e confrontandolo con quello degli scorsi anni, vediamo che le offerte hanno ripreso a salire mostrando la generosità e l’affetto per la parrocchia. Anche la voce per la vendita di libri e riviste ha avuto un interessante incremento. La voce aggiunta circa l’oratorio esprime la vivacità e la ripresa dell’attività educativa. Il parziale ritorno alla visita delle famiglie nel mese di dicembre ha attivato un contributo capillare (si incontrando altre 200 famiglie circa nel periodo pasquale). L’attività caritativa indicata non tiene conto di tutto il lavoro di generosità espressa in molti modi.
Anche le uscite stanno ad indicare una ripresa delle attività parrocchiali.
Nel complesso si può solo ringraziare il contributo di ognuno, dal più piccolo al più grande che ci permette un periodo tranquillo nell’affrontare le spese future. Certamente la generosità nel lascito testamentario di Anna ed Emilio Pini non può che diventare, da parte di ognuno, gratitudine pura. Anche nel 2019 ci fu un contributo testamentario da parte di Dario Vailati. Non dimentichiamo che avremo poi a che fare con l’organo della chiesa la cui sistemazione sarà onerosa.

Passato e futuro

Nel 2021 abbiamo eseguito i seguenti lavori:

  1. bonifica e trasformazione locale caldaia in ripostiglio per una cifra di 15.400 euro;
  2. lavoro in oratorio per sistemazione campo da basket e rifacimento della rete fognaria (e con piccole riparazioni in casa parrocchiale) per una cifra di 43.200 euro;
  3. completamento arredo casa Mamre 6.000 euro e donazioni straordinarie per 8.000 euro.

Nel 2022, come abbiamo già detto, ci sarà la sistemazione della facciata della chiesa e della messa in sicurezza del campanile, oltre che della torre campanaria. Abbiamo presentato in Curia il progetto che poi dovrà essere approvato dalla Soprintendenza. Il lavoro complessivo prevede queste spese (arrotondiamo):
– Lavori per la facciata (compreso ponteggio…): 200.000 euro
– Sistemazioni torre campanaria: 81.000 euro
– Oneri professionali e tecnici: 29.700 euro
– “Imprevisti”: 25.000 euro
– Pagamento Iva: 30.000 euro
Per un totale di: 365.700 euro
A breve, si inizierà con lo smontaggio del castello campanario e lo spostamento delle campane per essere revisionate.

Come coprire le spese

  1. Prevediamo di usufruire del Bonus facciata (60%): 138.000 euro.
  2. Usiamo il fondo cassa parrocchiale di 100.000 euro, frutto della donazione testamentaria. Parte del lascito è stato prestato a parrocchie in difficoltà come ha suggerito il Vescovo.
  3. Lanceremo l’iniziativa “Facciata della chiesa” per raccogliere il resto della cifra mancante con la possibilità di offerte deducibili.

Una parola sul senso delle offerte

* Esistono le offerte che ogni domenica, durante il rito liturgico, vengono raccolte. Riprendiamo questo gesto unito all’offerta del pane e del vino da portare all’altare.
* Esistono le offerte legate alle candele votive, segno di una partecipazione alla preghiera a Maria o ai santi.
* Esistono le offerte in occasione del ricordo di un defunto: il richiamo è alla Gerusalemme celeste nella memoria di una o più persone. L’offerta indica l’attenzione alla Chiesa che vive oggi sulla terra. Sembra bello radunarsi come famiglia, come amici, come colleghi nel ricordo periodico dei propri cari.
* Esistono le offerte in occasione di un battesimo, di un matrimonio o di altri sacramenti: alla festa faccio parte la mia comunità con un contributo. Non può esserci “tariffa” (ovviamente) ma senso di partecipazione alla comunità.
* Esistono le offerte in occasione della benedizione natalizia o, come quest’anno, pasquale. Come se una famiglia dicesse: “La busta annuale è il mio contributo alla vita della comunità”.
* Esistono le offerte per motivi ereditari. Lasciare dei beni alla comunità permette che tutti usufruiscano di questo dono: l’operazione “Casa Mamre” e il successivo fondo cassa creato, è stato possibile per le eredità citate sopra.
La comunità vive delle offerte dei parrocchiani, delle iniziative che può mettere in atto e dell’attenzione ad evitare spese non necessarie e un uso oculato dei beni.


La Giornata dell’8xmille: domenica 15 maggio

Quella riservata alla Chiesa cattolica «Non è mai solo una firma. È di più, molto di più», come recita il claim della nuova campagna di comunicazione 8×1000, in onda sui mezzi di comunicazione. I video non inventano una realtà, la raccontano. Narrano come la Chiesa cattolica, grazie alle firme dei contribuenti, riesca ad offrire aiuto, conforto e sostegno ai più fragili con il supporto di centinaia di volontari, sacerdoti, religiosi e religiose oltre a valorizzare il patrimonio artistico, continuando a tramandare arte e fede alle generazioni future.
Un impegno – quello di motivare e coinvolgere – che in questi mesi estivi tocca, a livello nazionale, qualche migliaio di comunità, in maniera sperimentale, attraverso “unafirmaxunire”. Anche noi di santo Stefano siamo stati scelti a questo progetto con altre trenta parrocchie della diocesi.
Si tratta di un progetto per la raccolta in parrocchia delle opzioni a favore dell’8xmille. In particolare, rivolto ai possessori del Modello CU. Sono 10 milioni, infatti, i contribuenti non obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi. Tra loro, meno dell’1% firma per una qualche destinazione. Ricordare il senso della firma è quanto mai necessario per diversi motivi, infatti, la Chiesa cattolica, dal 2024, riceverà un terzo in meno di quanto avuto sino a oggi da questo cespite.
Sarà quindi certamente difficile – se non si invertirà il trend – continuare a garantire quella solidarietà sperimentata negli ultimi decenni. Anche e soprattutto in tempo di pandemia.
Lo scorso anno, solo per citare i numeri della diocesi ambrosiana, sono stati distribuiti, come voce ordinaria, 7.091.945,10 euro per gli interventi caritativi e 7.449.608,33 per il culto e la pastorale.
Questi aiuti, in verità, non sempre hanno goduto di una sufficiente informazione locale. Indebolendo così il link diretto tra opere realizzate e firma. Anche questo registro sarà toccato dal progetto sperimentale sopra citato. Tuttavia, ciascuna comunità può già percorrere questo sentiero.
Il sistema del Sovvenire desta qualche preoccupazione, sia sul versante della raccolta delle firme per l’8xmille, sia sul versante delle offerte deducibili destinate esclusivamente al sostentamento del clero. È necessario attivarsi – con un’opera educativa e operativa – per invertire il trend.
Che i soldi arrivino effettivamente là dove sono destinati, purtroppo, non è conoscenza diffusa. Nonostante ciascun sacerdote sia regolarmente sostenuto da questa fonte e nonostante diverse comunità ricevano aiuti derivanti proprio da essa: anche le parrocchie di Segrate ne hanno usufruito attraverso un contributo straordinario dato dalla emergenza pandemica. Abbiamo sperimentato la vicinanza della sigla “8xmille”.


Venerdì 20 maggio: pellegrinaggio decanale a Caravaggio con le vetture (ritrovo ore 19). Possibile uso del pullman che partirà alle ore 19.15 dal Villaggio (iscrizioni al Villaggio).

Domenica 22 maggio: ultimo incontro con i missionari. Inizio ore 9 – proposta e lavoro di gruppo – celebrazione eucaristica alle ore 12.30 – pranzo comunitario al sacco: ognuno porti il cibo.

Concerto “Maria nostra Musica”: domenica 22 maggio, alle ore 21, con il Coro parrocchiale che ringraziamo per questa esecuzione, oltre all’impegno profuso nell’accompagnare la liturgia.