Quarta domenica dopo Pentecoste
Bastava un punto
Per un pelo rischiavo la rottura con un amico conosciuto nella precedente parrocchia a cui va la mia stima da molto tempo. In due o tre occasioni ed anche recentemente, ho avuto modo di ricordarlo per la sua conoscenza di Robert Schumann, un padre fondatore dell’Europa.
Qualche giorno fa sarebbe dovuto venire a trovarmi ma, per un disguido dell’ultimo momento, ha dovuto sospendere l’incontro con relativo pranzo in trattoria nei pressi della parrocchia.
Con un messaggio mi chiede solo di fissare una nuova data per incontrarsi. Ricevetti il messaggio in macchina e, fermandomi, risposti con queste parole: “Poi ti dico ciao”. Dopo circa un’ora, giunto a casa, leggo la sua risposta: “??? Forse il tuo messaggio è per un’altra persona”. Mi chiedevo il motivo di quei tre punti interrogativi e… mi accorsi del disastro che avevo combinato. Al mio precedente messaggio (“poi ti dico ciao”)… mancava la punteggiatura, risultando che con lui avevo chiuso, che non volevo vederlo, che dopo il suo “bidone” non ne volevo più sapere. Mi venne subito un brivido immaginando quello che lui aveva provato leggendo quelle parole. Mi dava un po’ di sollievo il fatto che dichiarasse il mio messaggio sbadatamente rivolte ad un altro.
Scrissi immediatamente per scusarmi e lo chiamai al cellulare per riscusarmi: abbiamo fatto una bella risata perché nel mio intento la frase suonava diversa. E cioè: dal momento che ero in macchina e non sapevo gli impegni della settimana volevo solamente dire “Poi ti dico, ciao” o ancora meglio “Poi ti dico. Ciao”. Nella prima parte esprimevo il bisogno di controllare l’agenda e, dopo il punto poi, il saluto con il semplice “ciao”. E invece che disastro! Il disastro causato dalla mancanza di punteggiatura che spesso capita quando si scrivono messaggi. Sarebbe bastato una virgola o un punto!
Scampato pericolo grazie soprattutto al chiarimento a voce; la consueta e veloce comunicazione con il cellulare che forse a tutti ha causato un disastro diplomatico con amici o conoscenti.
“Caro Don, accidenti, dovresti stare più attento!”. Mi sono autorisposto così e, usando le emoticon, ho immaginato tutte le “faccine” che indicano un urlo, che sono deformate e che esprimono un forte disagio.
Che il mio interlocutore avesse per alcuni minuti registrato la mia sfacciataggine, quasi scaricandolo come amico, mi ha demoralizzato. Tutto per colpa di una virgola o di un punto mancante.
Don Norberto
Festa di San Felice
Quest’anno la festa di San Felice si è svolta in “tono minore” per la mancanza di iniziative di quartiere. Le nostre piccole proposte poi non sono state molto valorizzate. Nessun problema: solo un momento di pausa e di sosta. Avremo a disposizione il prossimo anno per pensare il senso di una festa che riporta alla consacrazione della chiesa dedicata ai santi Carlo e Anna avvenuta il 9 giugno 1976. Era una domenica come quest’anno. Siamo vicini al cinquantesimo anniversario della parrocchia per cui dovremo iniziare a mettere testa, fantasia e creativa.
Oratorio di Novegro
La parrocchia di Novegro ringrazia la fondazione AEM per avere sostenuto il progetto “Doposcuola per tutti” con la cifra di 3.000 euro. Questo ha permesso di aprire per due pomeriggi l’oratorio a 13 ragazzi delle medie, offrendo loro non solo l’aiuto ai compiti ma anche un luogo dove trovarsi e non rimanere da soli in casa. Il progetto proseguirà anche il prossimo anno. Per l’oratorio di Novegro è un modo di intercettare alcune problematiche del quartiere offrendo uno spazio con la presenza di un educatore e con il contributo per ora di due volontari.
Far arrabbiare il nemico
Proprio venerdì 13 giugno, mentre si mettono in fila le parole per diventare il “ponte degli specchietti, cade l’occhio su una rubrica di Avvenire.
Colpito dal titolo, letto articolo, allineato con quello che talvolta racconto quando parlo della Pasqua cristiana… e voilà il foglio si riempie.
Perdona sempre i tuoi nemici.
Nulla li fa arrabbiare di più.
Napoleone Bonaparte e Oscar Wilde si incontrarono in un angolo di Parigi, fuori dal tempo. Nel crepuscolo parigino, Napoleone e Oscar cominciarono ad affrontare una figura che interessava molto a entrambi: il nemico.
Napoleone, con il suo sguardo fiero, aprì la discussione: «Signore, dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo». La sua voce era profonda, carica dell’autorità di chi aveva visto il mondo ai suoi piedi. Oscar lo guardò con ironia e sufficienza, sorridendo, con la noncuranza tipica di chi vede oltre le apparenze. «Perdona sempre i tuoi nemici, Napoleone. Nulla li fa arrabbiare di più». La sua frase danzò leggera nella mente di Bonaparte, come fosse un gioco di specchi che rifletteva il paradosso dell’umana vanità. Il silenzio calò sul fruscio delle foglie e il mormorio delle acque della Senna.
Poi Napoleone si fermò e fissò Wilde, come cercasse di decifrare un enigma. «Oscar, tu parli di perdono come se fosse una spada affilata. Ma dimmi, il perdono non è forse, invece, una resa?» Wilde inclinò leggermente la testa, con il sorriso ancora accennato sulle labbra. «Mio caro Bonaparte, il perdono è l’arma dei saggi. È una trappola sottile, perché offre la libertà a chi lo concede e una gabbia invisibile a chi lo riceve. Non è una resa, ma un modo per liberarsi dal peso del rancore».
Il volto di Napoleone si fece improvvisamente ombroso. «Eppure il nemico è ciò che ci definisce – sentenziò quasi infastidito –, senza di lui il nostro trionfo non sarebbe che un’eco senza significato. Dargli forza è come scolpire il proprio monumento nel marmo della storia». «Se il nemico persiste, tu continua a perdonarlo – continuò imperterrito Wilde –. Ogni atto di perdono è una dimostrazione della tua forza interiore, della tua capacità di trascendere la miseria umana. Il nemico, in fondo, è un maestro severo che ci insegna le lezioni più dure».
Napoleone scrutò ancora Wilde. «Forse hai ragione, Oscar. Forse il vero trionfo non è solo sui campi di battaglia, ma anche nella capacità di perdonare e comprendere il nemico». I due si fermarono a una fontana per dissetarsi, e Oscar fissò l’immagine che rifletteva l’acqua ristagnante sotto la fontana. «Il nemico è il nostro specchio oscuro, la nostra ombra – continuò –. Forse non è mai veramente il nemico a cui dobbiamo mirare, ma l’immagine che di noi stessi si riflette nei suoi occhi. E perdonarlo, mio caro, è come guardarsi nello specchio e sorridere». La sera si colorò del buio profumato di Parigi. I due uomini continuarono a camminare, immersi in una conversazione senza tempo. I loro passi echeggiavano lungo le stradine e i vicoli della storia, come atleti di una partita di tennis fatta di scambi ora violenti, ora chirurgici. In quella notte parigina, Napoleone e Wilde erano due anime in cerca di comprensione, unite dalla consapevolezza che il vero nemico non è altro che una parte di noi stessi da abbracciare e, forse, perdonare.
Marco Voleri (da Avvenire)
Parrocchia di Santo Stefano – San Felice – Novegro
Orario estivo delle Messe dal 7 luglio al 29 agosto
Sabato
- Santo Stefano: ore 18
- San Felice: ore 18.30
Domenica
- Santo Stefano: ore 8.30 – 10.30 – 18 (sospesa la Messa delle 10 e delle 11.30)
- San Felice: ore 10 – 18.30 (sospesa la Messa delle 11.30)
- Novegro: ore 9.30 (in agosto sospesa)
Giorni feriali
- Santo Stefano
lunedì ore 8.30; martedì ore 18; mercoledì ore 8.30; giovedì ore 18; venerdì ore 8.30
- San Felice
lunedì ore 18.30; martedì ore 9; mercoledì ore 18.30; giovedì ore 9; venerdì ore 18.30