21 maggio 2023

Settima domenica di Pasqua

Ancora sul prete

Dopo il richiamo del vescovo “al sacerdote contento” fatto la scorsa settimana, mi permetto di continuare su questo tema anticipando quello che avrei detto il prossimo mese.
Noi sacerdoti abbiamo a che fare con il “secondo sabato di giugno”: ormai da tempo (prima l’ordinazione era alla festa dei santi Pietro e Paolo) nella nostra diocesi le ordinazioni sacerdotali avvengono in quel sabato di giugno. Lì finisce un anniversario (per me finisce il quarantatreesimo anno di sacerdozio) e inizia il nuovo anno con il giorno successivo (per me il quarantaquattresimo). Uso la parola rispetto al numero evocando il titolo di un interessante film di Pupi Avati dal titolo “La quattordicesima domenica del tempo ordinario”; titolo strano che rimanda ad una vicenda ambientata negli anni sessanta, a partire del giorno del matrimonio del regista in quella dizione tipicamente liturgica.
Don Mauro finisce il primo anno “quello degli inizi”, per introdursi nel secondo anno da prete.

Giusto richiamo al Manzoni

Chi sceglie di diventare sacerdote è segnato dal tempo in cui vive e dalla immagine di sacerdote con cui si relaziona. Se fossimo ai tempi dei Promessi Sposi avremmo a che fare con la figura di don Abbondio.
Il prossimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, il 22 maggio di centocinquant’anni fa, ripropone quel romanzo di rara bellezza: un testo certamente bello se letto dopo l’obbligo scolastico. Essenziale l’incipit che viene dato nelle scuole superiori, anche se esiste il rischio di porre attenzione sulle “note a margine” senza assaporare la bellezza del testo e la sua sonorità. Molto è legato all’insegnante ovviamente ma forse anche al periodo della vita in cui si sceglie di leggerlo.
Credo proprio che sia arrivato il tempo per me di “rileggerlo”: la figura del prete la si trova all’inizio quando “per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sere del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio, curato d’una delle terre accennate di sopra”. Uomo del suo tempo, con delle caratteristiche che ben sappiamo.

La crisi del prete

L’essere prete, dicevo, si incarna nel tempo in cui si vive pur sapendo che, con l’ordinazione, si è anche “uomini di un altro regno”. Un equilibro sempre da ritrovare man mano che passano gli anni o quando le situazioni pratiche obbligano a posizionarsi in un modo nuovo. Il mio essere prete qui a Segrate, in questo periodo storico, legato a tre comunità che vivono tra le altre quattro parrocchie della città, si va appunto precisando in un modo differente da prima.  “Dire Messa” ogni giorno mi riporta dentro quel mondo a cui appartengo, che è il mondo di Dio ma che ora vivo in questa situazione. Ma come è difficile l’equilibrio!
Quando si parla di crisi del prete (almeno personalmente) non mi riferisco ai dubbi sui principi della fede o ad una solitudine che potrebbe pesare. La fede, determinata dal fatto che sono prete da diversi anni, si muove tra due fuochi: quello di Dio e quello umano. Sentirmi a posto perché sono uomo del sacro oppure sentirmi realizzato perché ciò che faccio ha un successo umano. Separando i due fuochi si entra nella crisi perché si rischia di considerarsi “esperto di Dio” o “bravo perché ne invento sempre una”. Invece i due punti focali devono procedere contemporaneamente perché si ha a che fare con Lui, da umani.
Succede così che il buon Dio permetta momenti di sconforto ed è lì che la fede in Lui si misura sul serio, in modo tale che nella crisi ci si ridimensiona e si è obbligati a guardare, da uomo, nella direzione giusta, quella del Regno.

La domenica di mezzo

Celebrando nel giorno specifico l’Ascensione, “il 40º giorno dopo Pasqua”, di giovedì, succede che ci sia una domenica “che balla” prima di accedere alla Pentecoste che vivremo il 28 maggio.
L’impegno per vivere la Prima Comunione (appena celebrata a Novegro, si è al terzo turno su quattro turni a santo Stefano, infine il 28 maggio a San Felice) o la Cresima (è il caso di San Felice e Novegro dove la si celebra proprio oggi) non fa percepire questa considerazione della “domenica che balla”.
Mi sembra bello che il vangelo ci riporti alla domenica di Pasqua con i discepoli di Emmaus, entrambi fortunati per avere accanto il maestro, pur senza riconoscerlo, tranne in un cuore che vibrava. Una domenica per riprendere così il legame con la Pasqua e con quello spezzare il pane che non si è mai fermato grazie ai discepoli che si riuniscono nel suo nome e grazie al dono di Lui che si fa presente.
Ascensione lo scorso 18 maggio, il richiamo alla Pasqua oggi e la Pentecoste il 28 maggio: un trittico di tutto rispetto, sintesi della nostra fede. Meno male allora che abbiamo una “domenica di mezzo”.
Don Norberto


Comunicare cordialmente

Comunicare cordialmente vuol dire che chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla.
In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità. Dalla nostra bocca non dovrebbero uscire parole cattive, «ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano». A volte il parlare amabile apre una breccia perfino nei cuori più induriti. Ne abbiamo traccia anche nella letteratura. Penso a quella pagina del cap. XXI dei Promessi Sposi .
La comunicazione da cuore a cuore: “Basta amare bene per dire bene”. Uno degli esempi più luminosi e ancora oggi affascinanti del “parlare con il cuore” è rappresentato da San Francesco di Sales, dottore della Chiesa. Stesso richiamo è stato richiamato da San John Henry Newman che scelse come motto “Cor ad cor loquitur“. «Basta amare bene per dire bene», era uno dei suoi convincimenti. Esso dimostra come per lui la comunicazione non dovesse mai ridursi a un artificio, a – diremmo oggi – una strategia di marketing, ma fosse il riflesso dell’animo, la superficie visibile di un nucleo d’amore invisibile agli occhi. Per San Francesco di Sales è proprio «nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtù del quale l’uomo riconosce Dio».
Come ho avuto modo di sottolineare, «anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci. È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri» Da un ascolto senza pregiudizi, attento e disponibile, nasce un parlare secondo lo stile di Dio, nutrito di vicinanza, compassione e tenerezza. Abbiamo un urgente bisogno nella Chiesa di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle. Una comunicazione che metta al centro la relazione con Dio e con il prossimo. Una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità.

Papa Francesco
dal messaggio nella 57ª giornata della Comunicazione sociale


Settimana dello Spirito

Dopo l’inizio dell’Avvento e del Natale, dopo l’inizio della Quaresima e della Pasqua, proprio perché siamo a Pentecoste, ecco la quinta tappa in cui proponiamo l’attenzione al Sacramento della Confessione. Occasione per “rendere grazie della sua presenza viva”; occasione per “riconoscere l’azione del male e del peccato”, opportunità per “ricevere il dono del suo amore”.

  • Possibilità di vivere il sacramento della Confessione:
    • San Felice: lunedì 21 maggio, dalle 16 alle 19.30, disponibilità per la confessione
    • Santo Stefano: mercoledì 23 maggio, dalle 8 alle 11.30, dalle 16 alle 18.30 e dalle 21 alle 22
  • Giovedì 25 maggio, a Santo Stefano: tempo di Adorazione Eucaristica
    • Dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 16 alle 18.30; alle ore 20.45: Santa Messa

Appuntamenti e avvisi

  • Domenica 28 maggio, parrocchia santo Stefano: cena per finanziamento della GMG
  • Domenica 28 maggio, a San Felice: prima Comunione di 28 bambini
  • Venerdì 9 giugno: pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese organizzato dalla parrocchia di San Felice nell’ambito della festa.