Santissima Trinità
Twitter cristiano
“Poche parole per dire tanto,” così chi ha inventato twitter ha permesso agli utenti di pubblicare semplici messaggi per un massimo di 280 caratteri. I cristiani hanno sempre cercato una sintesi che esprimesse l’originalità della esperienza cristiana e così hanno inventato il “twitter ante litteram” che si riassume “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”, insieme al gesto della mano che copre il corpo.
La proposta che il Signore è venuto a proporci sta in questo: “Sapendo che Dio è una relazione di amore, perché così ve ne ho parlato, volete anche voi essere parte di questa relazione?”. Alla risposta “Sì, lo voglio” si chiude il cerchio.
Una risposta che si sente per la prima volta al Battesimo e via via si conferma nei sacramenti unici, come la Cresima, il Matrimonio e l’Ordine sacro, e anche nei sacramenti ripetuti come l’Eucarestia, la Confessione, il Sacramento degli infermi. Fu prima il concilio di Nicea (di cui si festeggia quest’anno il 1700° anno) e poi quello di Costantinopoli a sintetizzare tutto, contrastando la famosa eresia di Ario che metteva in dubbio la divinità di Gesù e il legame della Santissima Trinità. Ma troppo bello il concentrato di ciò in cui siamo e viviamo!
La festa di oggi prolungata
Abbiamo una domenica da vivere nelle sinteticità di quella immensa essenza di Dio, relazione di amore: ecco perché lodare e benedire in una domenica specifica. Proseguiremo l’anno liturgico in un lungo percorso che arriva fino a novembre: “Il tempo della Pentecoste”. Il colore rosso caratterizzerà questo tempo fino al 19 ottobre, festa della dedicazione del duomo. Poi, per due domeniche avremo il colore verde, tonalità che troveremo invece per tutta l’estate nelle chiese di rito romano, quelle in cui celebreremo nei luoghi di villeggiatura.
Un Dio lontano, Trinità d’amore, che si rende abbordabile nel pane della Eucarestia: il Corpus Domini, una festa istituita ufficialmente nel 1247. Ecco perché prolunghiamo la festa. Una volta era giornata memorabile, un evento significativo con la processione che coinvolgeva la popolazione e le confraternite. L’ostensorio, contenente l’Eucarestia, passava tra le strade, adornate di fiori e di sandaline rosse, tra chierici e chierichetti, bambini della prima comunione e associazioni, tra labari e stendardi; poi il baldacchino e i cilostri (lumi a lato del baldacchino), il piviale del sacerdote e il profumo dell’incenso. Il vescovo Delpini presiederà solennemente la processione cittadina la sera di giovedì 19 giugno con l’adorazione in duomo.
In Italia (non è così per altre nazioni) nel 1977 sono state abolite le feste religiose infrasettimanali, per cui la Chiesa ha portato alla domenica la festa dell’Ascensione e del Corpus Domini. Sebbene le festività in questione non siano più riconosciute, la chiesa ambrosiana continua a salvaguardare la ricorrenza religiosa dando ai credenti, dico ai credenti, un’opportunità “gratis” fuori da ogni impegno domenicale per riflettere sul loro importante significato spirituale. Valorizzeremo pertanto questa solennità del Corpus Domini giovedì 19 giugno.
Lo Spirito apre
Ci sembra una bella cosa riprendere l’omelia che Leone XIV, domenica 8 giugno nella festa di Pentecoste, ha pronunciato in occasione del giubileo dei Movimenti e Associazioni ecclesiali.
Fratelli e sorelle,
«È spuntato a noi gradito il giorno nel quale il Signore Gesù Cristo, glorificato con la sua ascesa al cielo dopo la risurrezione, inviò lo Spirito Santo» (S. Agostino). E anche oggi si ravviva ciò che accadde nel Cenacolo: come un vento impetuoso che ci scuote, come un fragore che ci risveglia, come un fuoco che ci illumina, discende su di noi il dono dello Spirito Santo.
Come abbiamo ascoltato dalla prima Lettura, lo Spirito opera qualcosa di straordinario nella vita degli Apostoli. Essi, dopo la morte di Gesù, si erano rinchiusi nella paura e nella tristezza, ma ora ricevono finalmente uno sguardo nuovo e un’intelligenza del cuore che li aiuta a interpretare gli eventi accaduti e a fare l’intima esperienza della presenza del Risorto: lo Spirito Santo vince la loro paura, spezza le catene interiori, lenisce le ferite, li unge di forza e dona loro il coraggio di uscire incontro a tutti ad annunciare le opere di Dio.
Il brano degli Atti degli Apostoli ci dice che a Gerusalemme, in quel momento, c’era una moltitudine di svariate provenienze, eppure, «ciascuno li udiva parlare nella propria lingua». Ecco che, allora, a Pentecoste le porte del cenacolo si aprono perché lo Spirito apre le frontiere. Come afferma Benedetto XVI: «Lo Spirito Santo dona di comprendere. Supera la rottura iniziata a Babele – la confusione dei cuori, che ci mette gli uni contro gli altri – e apre le frontiere. La Chiesa deve sempre nuovamente divenire ciò che essa già è: deve aprire le frontiere fra i popoli e infrangere le barriere fra le classi e le razze. In essa non vi possono essere né dimenticati né disprezzati. Nella Chiesa vi sono soltanto liberi fratelli e sorelle di Gesù Cristo». Ecco un’immagine eloquente della Pentecoste sulla quale vorrei soffermarmi con voi a meditare.
* Lo Spirito apre le frontiere anzitutto dentro di noi. È il Dono che dischiude la nostra vita all’amore. E questa presenza del Signore scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. Lo Spirito Santo viene a sfidare, in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo. È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di “fare rete”, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari.
E invece lo Spirito di Dio ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e vivere la vita: ci apre all’incontro con noi stessi oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all’incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia; ci convince – secondo le stesse parole di Gesù appena proclamate – che solo se rimaniamo nell’amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati. Apre le frontiere dentro di noi, perché la nostra vita diventi uno spazio ospitale.
* Lo Spirito, inoltre, apre le frontiere anche nelle nostre relazioni. Infatti, Gesù dice che questo Dono è l’amore tra Lui e il Padre che viene a prendere dimora in noi. E quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi. Ma lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio.
Lo Spirito Santo, invece, fa maturare in noi i frutti che ci aiutano a vivere relazioni vere e buone: «Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22). In questo modo, lo Spirito allarga le frontiere dei nostri rapporti con gli altri e ci apre alla gioia della fraternità. E questo è un criterio decisivo anche per la Chiesa: siamo davvero la Chiesa del Risorto e i discepoli della Pentecoste soltanto se tra di noi non ci sono né frontiere e né divisioni, se nella Chiesa sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti.
* Infine, lo Spirito apre le frontiere anche tra i popoli. A Pentecoste gli Apostoli parlano le lingue di coloro che incontrano e il caos di Babele viene finalmente pacificato dall’armonia generata dallo Spirito. Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità.
Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio, perché “ci insegna ogni cosa” e ci “ricorda le parole di Gesù”; e, perciò, per prima cosa insegna, ricorda e incide nei nostri cuori il comandamento dell’amore, che il Signore ha posto al centro e al culmine di tutto. E dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici.
Proprio celebrando la Pentecoste, Papa Francesco osservava che «oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine». E di tutto questo sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta. Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli. Fratelli e sorelle, è la Pentecoste che rinnova la Chiesa, rinnova il mondo! Il vento gagliardo dello Spirito venga su di noi e in noi, apra le frontiere del cuore, ci doni la grazia dell’incontro con Dio, allarghi gli orizzonti dell’amore e sostenga i nostri sforzi per la costruzione di un mondo in cui regni la pace.
Avvisi
Giovedì 19 giugno: festa del Corpus Domini
- A Santo Stefano: S. Messa alle ore 8.30 (sospesa la messa delle ore 18); Adorazione eucaristica dalle 16 alle 18.30; S. Messa alle ore 21 animata dalla corale
- A San Felice: S. Messa alle ore 9; Adorazione eucaristica dalle ore 16 alle 18
Ancora qualche posto per il pellegrinaggio a La Salette dal 28 al 30 agosto:
occasione di vita comune, relax con momenti di dialogo, silenzio… Affrettarsi!