Pentecoste
Non ispirato
Capita di non avere l’ispirazione: se lo Spirito agisce deve avere anche il permesso… di non agire!
Questo impegno settimanale che diventa “ponte degli specchietti”, parte sempre con qualche ispirazione che arriva all’improvviso. È un foglio informativo che nelle mie precedenti esperienze da parroco non avevo. Solo a Busto Arsizio iniziai una pubblicazione di otto pagine, che si distribuiva cinque volte all’anno, lo stesso ritmo che tenevo per il giornalino dell’oratorio negli anni passati a Legnano. Ed è proprio in quell’oratorio che nacque il mio interesse nello scrivere per il fatto che favoriva il coinvolgimento di una ventina di giovani nella redazione, nelle firme, nella stampa e nella distribuzione.
Trovo che questo impegno settimanale sia comunque una bella occasione sperando sempre nell’ispirazione. Attualmente gestito da me, con qualche intervento saltuario di altre persone (oltre a chi impagina il foglio), l’informatore che arriva nelle tre parrocchie nasce dal calendario, da una circostanza, da un periodo liturgico e, appunto, da una ispirazione. Certo, si potrebbe fare in altri modi, ma… il manico è quello!
Ciò che stupisce anche me, è l’arrivo di una ispirazione che parte da un elemento marginale, talvolta piccolo e insignificante ma che permette di sviluppare una riflessione.
Questa lunga premessa solo per dare valore alla “non ispirazione” che talvolta capita e che assomiglia al tempo piovoso dei giorni scorsi. Poi arriva l’urgenza della domenica che si avvicina per cui si accende la lampadina: “Il ponte da preparare!”. In qualche modo, si dice, “Dio vede e provvede” e, cercando di imbastire gli scritti, il meccanismo si mette in moto. Ecco di seguito come lo sguardo sul breviario ha permesso questa settimana… l’ispirazione.
Il breviario
La figura del prete alla don Camillo o alla don Abbondio o ad altre figure passate nella letteratura o nei film, è determinata dall’immagine di chi, vestito dalla nera talare e con un cappello d’epoca, cammina con in mano il breviario. Già dire “breviario” oggi è far nascere la domanda: “Ma cosa è?”. Appunto.
Una volta tutti vedevano, passeggiando in chiesa o anche per i sentieri, il prete che teneva in mano un libro rigorosamente in latino contenente “la preghiera dell’ufficio divino”. Oggi il testo è in cinque volumi (il formato è come il libro rosso di canti Cantemus domini che si trova in chiesa) che accompagna tutto l’anno liturgico. Si tratta dei sette momenti in cui è scandita la preghiera della Chiesa: l’Ufficio delle letture (salmi, una lettura biblica e una di autore antico) le Lodi, l’Ora di terza, di sesta, di nona, il Vespero e la Compieta.
Ma ecco una constatazione: la morte del breviario! Ormai anche i preti, quando si trovano per esercizi spirituali o altri momenti, hanno tutta la preghiera sul cellulare.
Più maneggevole, più immediato, più a portata di mano senza il pericolo di perderlo. Lasciare in giro il breviario non crea problemi, lo si ritrova, anche perché… nessuno tenterebbe di rubartelo
Questo cambio di strumento nella preghiera è segno di un mondo diverso dove ci si adegua. Un po’ come leggere il giornale o seguire le notizie on line, come leggere un libro o scorrerlo su un tablet. Non che con il breviario si preghi meglio: confesso di averlo usato in tarde serate con gli occhi pesanti per il sonno.
Non è una questione di nostalgia di un modo di vedere il prete ma solo, uno tra i tanti, segni di un cambiamento dove la carta fine e delicata lascia spazio allo stesso video con cui si fanno mille cose, dove i segni con cordoncini colorati del breviario non servono più a fronte del testo che scorre già ordinato. Una piccola perdita però: il breviario era pieno di immaginette vuoi di persone care o di importanti richiami. Quando mi trovo in mano il cellulare per la preghiera non vedo l’immaginetta di Teresina di Lisieux, di san Norberto, di mio papà e di mia mamma, di Teresa d’Avila…
Non è che anche il rapporto con il Signore ne risente? Interrogativo personale perché chi diventerà prete tra vent’anni forse non avrà mai toccato un breviario. Questo libro allora merita una carezza!
Don Norberto
Mater spei
Proseguiamo con la seconda litania da poco inserita tra le litanie lauretane: Maria Mater spei. Papa Francesco, in consonanza con i Papi del novecento, indaga nello scrigno delle virtù teologali per trarne «cose nuove e cose antiche» per questo tempo dove evidente la crisi della speranza Maria di Nazaret lega il suo nome alla speranza da sempre, ma oggi questo legame si fa più forte perché per un’ora storica così drammatica il richiamo più conveniente del cristianesimo è quello di invitare la Chiesa a pregare di più Maria quale donna, stella e madre della speranza.
La Vergine è immaginata come guida del discepolo nel cammino verso la patria celeste: lei, quale “stella polare” (la guida tradizionale dei naviganti) assicura la speranza di un procedere sicuro verso la meta di una navigazione sui mari della storia. Ha scritto brillantemente Papa Benedetto XVI nella sua enciclica sulla speranza: «La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza». Ma, in assoluto, la prima stella che guida la navigazione della Chiesa verso il futuro di Dio è il Cristo, stella mattutina della fine dei tempi.
Fra le «luci vicine» che illuminano l’esistenza e il cammino degli uomini c’è la luce di Maria, stella della speranza, che riflette la luce di Cristo: quella di Maria, detta in termini diversi, è una speranza radicata in Cristo. Dopo Gesù e a fianco a lui, quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza? Nessuna se non lei perché con il suo “sì” aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo. Lei, perciò, è esemplare per tutti «come la donna docile alla voce dello Spirito, donna del silenzio e dell’ascolto, donna di speranza, che seppe accogliere, la volontà di Dio “sperando contro ogni speranza”».
Per tante ragioni Maria è madre della speranza. Anzitutto per la fede suscitata in lei dalla Parola accolta e meditata: la sua prima maternità dalla fede, lo è anche dall’amore e dalla speranza, poiché queste tre parole sorelle, di per sé mai divisibili, in Maria sono annodate nel modo più forte. La speranza è un filo forte che ha retto l’esistenza mariana nelle tappe dei misteri di Cristo, a cominciare dall’Annunciazione.
In Maria immacolata risplende la forma vera e pura della bellezza senza menzogna né turbamento; bellezza come splendore della verità e riverbero della bontà; bellezza quale perfezione e armonia, semplicità e trasparenza. Di conseguenza, la natività di Maria è annuncio di speranza perché prelude e garantisce il sorgere del Sole; perché vede in lei già presenti i «cieli nuovi e la terra nuova».
(Stralci di un articolo dell’Osservatore Romano)
Mese di maggio
Novegro: martedì 21 maggio,
Rosario alle ore 20.45 piazzale della scuola.
San Felice: mercoledì 22 maggio,
Rosario alle ore 20.45 sul prato del centro commerciale.
Giovedì, alle ore 21: santa Messa a maggio.
Santo Stefano: mercoledì 22 maggio,
Rosario alle ore 20.45 parcheggio del mercato.
Le altre sere: Rosario in chiesa alle ore 20.45.
Confessioni di Pentecoste
Mercoledì 22: a santo Stefano un sacerdote sarà disponibile dalle ore 8 alle ore 11.30 e dalle ore 15.30 alle 18.30
Avvisi
Domenica 19
San Felice, ore 11.30: Cresima (vicario don Antonio Novazzi) per ragazzi di San Felice e Novegro
Santo Stefano, ore 15.30: Prima Comunione (secondo gruppo).
Lunedì 20 a San Felice, alle ore 21: gruppo 50enni.
Venerdì 24 a Lavanderie, alle ore 20.45: verifica dell’anno con il gruppo cittadino “post Mission”.
Sabato 25 a santo Stefano, alle ore 16: incontro cittadino per giovani coppie (vedi locandina).
Domenica 26 a San Felice, alle ore 10 e alle ore 11.30: Prima Comunione.
Pellegrinaggio al santuario di Re in val Vigezzo: sono chiuse le iscrizioni per il 3 settembre ma, vista la richiesta di altre persone, si replica l’esperienza martedì 1 ottobre (50 posti): vedi locandina.