3 novembre 2024

Seconda domenica dopo la Dedicazione


Il Sinodo non può finire

Mi sembra bello potere dare voce (oltre agli spunti della scorsa settimana del vescovo Delpini) a un teologo che ha seguito il recente Sinodo sulla sinodalità conclusosi domenica 27 ottobre.

Sempre a Roma, la chiesa italiana riprenderà con i rappresentanti di tutte le diocesi il cammino sinodale con due assemblee: la prima dal 15 al 17 novembre, la seconda dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Come far calare nella nostra chiesa italiana gli elementi finora emersi, per arrivare a delle linee anche normative? Della serie “il cammino non può finire!”.

Ora la parola al vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla che don Felice e il sottoscritto conosciamo bene. Teologo fine, apprezzato, pastore buono. Così si esprime il vescovo Brambilla su Avvenire il 30 ottobre:


“Ora bisognerà passare dal Sinodo di carta al Sinodo di carne. Per farlo indico cinque temi notevoli.

Sfide cruciali

Il tema della fede in Dio nel mondo contemporaneo e la cura dell’iniziazione alla vita cristiana delle nuove generazioni è la sfida cruciale. È andata in crisi non solo la trasmissione della fede, ma soprattutto la consegna delle forme buone della vita. La difficoltà a generare alla vita e alla fede in formato grande si staglia sullo sfondo del mondo occidentale secolarizzato. Anche gli altri continenti ne subiscono l’influsso dirompente. Ormai la ricerca di spiritualità non si presenta più solo come un bricolage del sacro che attinge a luoghi e tradizioni diverse, ma ciascuno si siede a una tavola imbandita di senso e di esperienze per vivere, in cui la dimensione trascendente è un cibo per occasioni eccezionali come la nascita, la sofferenza e la morte. Le vere sfide si concentrano tutte nel ricupero della forza generativa del Vangelo. Ciò richiede soprattutto per ragazzi, adolescenti e giovani la ripresa del triangolo educativo tra famiglia, scuola e comunità cristiana. Su questo il Sinodo ha speso parole importanti.

Chiese di cristallo

Il Sinodo ha dedicato ampia attenzione all’autenticità della testimonianza della Chiesa nel mondo. La Chiesa dev’essere come una casa di cristallo. Tutti la osservano e devono poter vedere attraverso la trasparenza delle sue pareti come si parla, si decide e cresce la vita cristiana. Tre aspetti hanno interessato i dibattiti ai tavoli: i processi del discernimento comunitario, la sinodalità delle decisioni, la trasparenza delle valutazioni e dei rendiconti. Ma la sinodalità è condizione della missione, così che i più sensibili hanno posto l’accento sulla vita fraterna e sull’immagine di Chiesa delle parrocchie, dei movimenti e dei consacrati. La presenza capillare alla vita delle persone dev’essere capace di ringiovanire le comunità, attorno alla Parola, ai Sacramenti e alla Carità. La sinodalità delle decisioni e dei rendiconti non deve aumentare la burocrazia, ma coinvolgere tutti nello snellimento di una Chiesa obesa, per renderla duttile, sciolta, dinamica, più missionaria.

Nuovi venuti

Il prossimo 21 novembre ricorrono sessant’anni della Lumen Gentium, la costituzione conciliare sulla Chiesa, che ha messo in luce il suo carattere di mistero e di popolo di Dio. I laici furono il detonatore della riscoperta della Chiesa come soggetto storico, il popolo dei battezzati in cammino verso il Regno. Essi sono i “nuovi venuti” del Concilio per sedersi alla stessa mensa dei ministeri istituiti. Tanto è vero che nel primo periodo dopo il Concilio si parlò persino di “una Chiesa tutta ministeriale”. Ma se fosse così chi vivrebbe semplicemente la vita battesimale e la missione nel mondo? Oggi, la questione dei ministeri (di fatto e istituiti), radicati nel battesimo, intende superare il dualismo preti e laici e dare finalmente alla Chiesa un volto variegato come nel primo millennio. Su questo punto il Sinodo mi è sembrato timido, ha ripreso gli interventi di papa Francesco, senza scorgere il carattere strategico dei nuovi venuti per il rinnovamento della forma ecclesiale. La Chiesa di domani o sarà una Chiesa fraterna dal volto multiforme oppure semplicemente non sarà. Il numero 60 sulla partecipazione della donna alla missione ecclesiale è rimasto incompiuto e ha ricevuto il maggior numero di no (97).

Sinodi di carne

Uno dei punti più discussi ha riguardato la sinodalità (episcopale e battesimale). La natura pastorale e l’autorità dottrinale delle Conferenze episcopali (nazionali, regionali, provinciali e persino continentali) è stata oggetto di forte dibattito, anche per la critica delle Chiese orientali. Il pericolo paventato è quello di trasformare la Chiesa cattolica in un’Onu delle Chiese o in una confederazione di Chiese nazionali, dimenticando che storicamente la collegialità episcopale sorge dai sinodi provinciali. Ora però la questione più impellente è quella di passare dal Sinodo di carta al sinodo di carne. La sinodalità deve diventare una postura stabile di tutte le Chiese, attraverso gli strumenti di partecipazione, che talvolta si trascinano stancamente. A un tavolo è emersa la proposta originale di prevedere ogni cinque anni in ogni diocesi un’“Assemblea diocesana sinodale”, perché questo stile di Chiesa entri stabilmente nella pratica della vita ecclesiale. Non ha raggiunto però il livello del testo finale.

Povertà dimenticate

Grande impressione ha fatto nel Sinodo il grido che s’è levato dai teatri di guerra nel Medio Oriente, in Ucraina e in molti altri siti del mondo, all’origine di imponenti fenomeni migratori e della divaricazione tra popoli ricchi e poveri. Tuttavia, lo sguardo sul mondo delle povertà va differenziato. Non ci si può concentrare solo sull’indigenza materiale, ma occorre farsi prossimi della vulnerabilità e di tante povertà spirituali che affliggono anche il mondo del benessere e i figli dell’abbondanza. Il volto delle povertà è tentacolare e richiede ai cristiani lo sforzo di uscire dai luoghi comuni. Soprattutto da noi in Occidente la mancanza di senso e di futuro mina come un male oscuro le fasce giovanili, generando disagio, dipendenze, depressione, male di vivere.

Ecco cinque aree notevoli del Sinodo. Chi ha partecipato può correggere o arricchire l’elenco, perché il mondo là fuori senta che il Sinodo non lo ha dimenticato. E dei “punti scottanti” dei dieci “Gruppi di studio” al Sinodo non si è parlato? Sì, ai tavoli molto! Il tentativo di collegarli al lavoro sinodale è stato un po’ timido, ma i risultati non potranno tardare”.

Vescovo Franco Giulio


Avvisi

  • Lunedì 4 novembre
    Inizio benedizioni a Santo Stefano nelle vie indicate; sarete preavvisati da una nostra telefonata
  • Martedì 5 novembre
    Ore 16.30 a Santo Stefano: lettura del vangelo di Matteo
    Ore 18 a San Felice: lettura del vangelo di Matteo
    Ore 21 a San Felice: lettura vangelo di Matteo
  • Mercoledì 6 novembre
    Pellegrinaggio a Concesio
  • Venerdì 8 novembre
    Ore 21 a Santo Stefano: SOSPESA la lettura del vangelo di Matteo
  • Sabato 9 novembre
    Ore 18 a Santo Stefano: Messa con i volontari parrocchiali; segue apericena
  • Domenica 10 novembre
    Festa di Cristo Re – Giornata Caritas
    Ore 19 a Santo Stefano: gruppo “35-50”

Cosa succede oggi nella terra dei cedri? Incontro con padre Abdo Raad

Oratorio di Santo Stefano: martedì 5 novembre alle ore 15

In questo momento in cui sentiamo parlare tanto del Medio Oriente e in particolare del Libano, terra affascinante ma che non sembra trovare pace, un relatore d’eccezione ci porterà la sua esperienza diretta e la sua visione. Padre Abdo Raad, sacerdote libanese che vive in Italia, dottore del Pontificio Istituto Orientale di Roma e fortemente impegnato nella cura dei bambini, ci parlerà della situazione del Paese e ci aiuterà a capire, anche da una prospettiva di fede, le cause della guerra che sta coinvolgendo il Libano.