5 gennaio 2025

Domenica dopo l’Ottava del Natale del Signore


Il Giubileo e il logo

Questo “Anno Santo” è il 25° giubileo universale della storia della Chiesa cattolica. Parteciperemo a questo straordinario evento in due occasioni:

  • dal 14 al 16 marzo 2025, il pellegrinaggio diocesano, guidato dall’Arcivescovo Delpini
  • dal 22 al 24 maggio 2025, il pellegrinaggio parrocchiale, con persone di San Felice, Lavanderie, Novegro.

Abbiamo in programma un’altra modalità per raggiungere Roma: ne riparleremo.

Il “motto” è “Pellegrini di speranza” e su questo termine e questa virtù rimandiamo al testo di Benedetto VXI nel retro pagina.

Il “logo” è spiegato nel sito del giubileo: “È l’immagine di quattro figure stilizzate che indicano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, l’una abbracciata all’altra per indicare la solidarietà e la fratellanza che devono accomunare i popoli, con l’apri-fila aggrappato alla croce, segno della fede che abbraccia anch’essa e della speranza che non può essere mai abbandonata. La scelta dei colori per i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione, il giallo/arancio è il colore del calore umano, il verde evoca la pace, l’azzurro/blu richiama la sicurezza e la protezione. Il nero e il grigio della croce/ancora rappresenta l’autorevolezza e l’aspetto interiore.

L’intera raffigurazione mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale ma comunitario che tende verso la Croce, che si curva verso l’umanità, come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. Le figure che si stringono tra loro guardano alla croce come un’ancora di salvezza”.


Epifania tra due date

Casualmente ho trovato questo testo di mons. Giuseppe Grampa con cui io e don Felice, abbiamo condiviso la parrocchia di san Pietro in Sala:  veniva a celebrare la Messa alla domenica sera. Mi piace riportare queste parole per due motivi: uno perché siamo stati da poco a visitare la casa natale di Giovanni Battista Montini a Concesio e, in secondo luogo, perché nella data dell’ordinazione episcopale di Carlo Maria Martini ero presente anch’io a Roma. Ero diacono e sarebbe stato lui dopo sei mesi ad ordinarmi sacerdote nel 1980, quarantacinque anni fa. È chiaro che mi si apre il cuore a quel ricordo giovanile (ero ventiquattrenne) nella novità di un pastore che nessuno conosceva e che… non era neppure vescovo! Non c’erano fotografie di lui (si era nel tempo predigitale!), tranne una fotografia trovata dai gesuiti di San Fedele che lo ritraevano in clergyman appoggiato ad una staccionata. Fu Giovanni Paolo II, eletto papa due anni prima, a “pescarlo” dal lago delle sue conoscenze. Una bella e provvidenziale pescata! Ecco il testo.

Don Norberto


Questa festa dell’Epifania 2010 raccoglie insieme due ricorrenze: trent’anni fa, proprio nel giorno dell’Epifania, papa Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro a Roma ordinava vescovo padre Carlo Maria Martini da lui designato nuovo arcivescovo di Milano. E in una Epifania grigia e piovosa di 55 anni fa Giovanni Battista Montini entrava in diocesi come arcivescovo scelto dal papa Pio XII. Una fotografia ritrae il nuovo arcivescovo inginocchiato sull’asfalto lucido di pioggia nel gesto di baciare il primo lembo della diocesi ambrosiana. Ordinando vescovo padre Martini il Papa commentando la pagina dei Magi diceva del vescovo come uomo della strada: «Voi ricevete questo sacramento per trovarvi sulla strada di tanti uomini ai quali vi manda il Signore per intraprendere insieme con loro questa strada, camminando, come i Magi, dietro la stella…».

E tutti ricordiamo come l’arcivescovo Martini prese alla lettera queste parole del Papa, entrando in Milano a piedi, compiendo un cammino verso il Duomo. Non era difficile per lui seguire l’invito del Papa. Grande camminatore in montagna, anche in questi ultimi anni, pur segnati dalla malattia, non ha tralasciato settimanali camminate… Ma soprattutto questi due vescovi hanno realizzato la vocazione di “vescovo, uomo della strada”, camminando dentro la città, dentro la società affidata alle loro cure.

Nei brevi anni del suo episcopato Montini entrò dentro la multiforme realtà milanese che era per lui emblema della civiltà moderna con la quale la chiesa non poteva non aprire un dialogo. Lo annunciò come suo programma proprio in quella Epifania del 1955 nel Discorso in Duomo. E lo realizzò in modo del tutto particolare con la grande Missione che volle nel 1957. In quella occasione Montini non si risparmiò e portò dappertutto, nella vasta diocesi, l’appello ad accogliere il messaggio della paternità di Dio, grande tema della missione. Un breve episcopato quello iniziato nell’Epifania di 55 anni fa, ma che troverà poi a Roma, sulla sede di Pietro una straordinaria dilatazione. Sarà proprio Montini il primo Papa, dopo molti secoli, a farsi camminatore per il mondo, inaugurando quei viaggi apostolici che sono oggi una preziosa caratteristica del ministero di Pietro.

Nei 22 anni della sua presenza in mezzo a noi, l’arcivescovo Martini ha davvero camminato con noi dentro la complessità di una città, di una società come quella milanese che non ha solo percorso visitandola fin negli angoli più lontani e sperduti. Ma soprattutto, nel solco di Montini, ha continuato la difficile decifrazione di questa realtà. Discernimento: una parola cara a Martini e che dice l’attenzione che si curva nell’ascolto, nel riconoscimento di tutto il bene che pur germina nei solchi di questa società. Non è questo il momento per ripercorrere 22 anni di cammino dentro la nostra realtà diocesana: basti ricordare quasi come cifra sintetica la Cattedra dei non credenti. L’esercizio paziente dell’ascolto dell’altro, delle ragioni del non-credente che è in ognuno di noi. Camminare vuol dire mettere un passo dopo l’altro, pazientemente, sapendo così apprezzare anche il più piccolo frammento di bene.

È bello in questa Epifania ricordare questi due Pastori che hanno camminato con noi. Anche dello Spirito che Gesù ha promesso ai suoi discepoli si dice che è un gran camminatore: infatti “farà strada con noi fino alla verità tutta intera”.


A proposito della speranza

Vale la pena accennare alle parole di quell’importante figura di papa che è stato Benedetto XVI (morto il 31 dicembre di due anni fa). Dalla sua enciclica “Spem Salvi” , sulla “speranza”:

«Spem salvi, facti sumus» – nella speranza siamo stati salvati, dice san Paolo ai Romani e anche a noi. La «redenzione», la salvezza, secondo la fede cristiana, non è un semplice dato di fatto. La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino. Ora, si impone immediatamente la domanda: ma di che genere è mai questa speranza per poter giustificare l’affermazione secondo cui a partire da essa, e semplicemente perché essa c’è, noi siamo redenti? Quale tipo di certezza?

Ancora: noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio l’essere gratificato di un dono fa parte della speranza. Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo: la vita che è «veramente» vita.


Avvisi

Martedì 7 gennaio

  • Alle ore 16.30 a Santo Stefano e alle ore 18 e 21 a San Felice: ripresa del vangelo di Matteo (Mt 10,1-24)

Martedì 14 gennaio

  • Alle ore 21 nella parrocchia di Milano Due: inizio della preparazione alla Cresima per adulti (riferimento don Gianni 3396492244).

Giovedì 16 gennaio

  • Alle ore 20.45, nella parrocchia di Santo Stefano: inizio del percorso fidanzati (riferimento don Norberto 3382210966).