9 ottobre 2022

Sesta domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore

Essere vescovo

Un prete normale non aspira ad essere vescovo e se lo fa… è poco normale. Ogni prete fa il prete nel modo più adeguato a questo servizio (evitiamo giustamente il termine “mestiere”, dando pure il permesso ad ogni fedele di contestare chi lo facesse così). Capita che poi sia il Papa o la Congregazione dei Vescovi a scegliere uno o l’altro per un servizio in una Chiesa o in un’altra. Nessun pericolo: non sarà il mio caso!
Mi capiterà però per quattro volte di esercitare un compito tipico dei vescovi, che è l’amministrazione della Cresima. Ovviamente non si potrebbe senza una particolare autorizzazione del Vescovo. In tempo di pandemia questo è successo a molti preti (nel 2020 lo feci per otto volte ai ragazzi della parrocchia). Sarà l’ultima volta che capiterà. Dico questo perché avverto la grandezza del Sacramento da impartire, nell’invocare il dono dello Spirito Santo con il crisma sulla fronte dei ragazzi. In più la forte componente ecclesiale che questo Sacramento infonde, non è alla portata del parroco. Vivrò con apprensione e trepidazione questo ultimo incarico ma lascerò che il Sacramento, già che ci siamo, agisca anche nel parroco.


Un giovane a Lourdes

“A Lourdes vanno solo gli anziani o i malati” … “Il rosario è la preghiera dei nonni” … “Cosa vai a fare a Lourdes? Ti serve un miracolo?”… Questi sono alcuni dei luoghi comuni legati all’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes. Può essere arrivato il momento di sfatarli!
Don Gabriele, a conclusione del cammino dell’anno del Gruppo Giovani, ci ha invitato a partecipare al pellegrinaggio di settembre organizzato dall’OFTAL.
Accettare questo invito non è stato semplice: erano tanti i dubbi, le perplessità e le fatiche nel dire il nostro “sì” e decidere di metterci a servizio in un contesto nuovo.
Potremmo dire che “la comunità fa la forza”; da soli probabilmente non avremmo mai accettato, ma la fiducia nel don, che aveva pensato che questo pellegrinaggio fosse un’esperienza significativa per il nostro cammino di fede, e la certezza di condividere le scoperte e le eventuali fatiche con diversi compagni e amici, sono stati elementi determinanti per accogliere questa proposta e partire.
Nella nostra quotidianità gli anziani e i malati sono spesso gli ultimi a cui si pensa, gli invisibili della nostra società, ed è stato sorprendente accorgerci che a Lourdes loro sono il centro: tutto è per loro, è accessibile e organizzato in funzione delle loro necessità.
Ed ecco la prima scoperta che Lourdes ci ha regalato: non siamo noi il centro del mondo ed è bello che non sia così. Questo ha significato mettere da parte i nostri bisogni personali e spirituali, ma quanta gioia ne è derivata!  Ci siamo scoperti veramente “custodi dei nostri fratelli” nel prenderci cura della loro fragilità fisica, nel rispettare la loro delicatezza, nell’ammirare la loro silenziosa fede e nel sorprenderci della loro tenacia.
Noi ci siamo messi a servizio e abbiamo messo in gioco la voglia di stare con loro e condividere più momenti possibili della giornata; loro ci hanno donato sorrisi, gratitudine, affetto, racconti e qualche esperto ed utile consiglio amoroso.
Oltre all’aspetto del servizio, abbiamo fatto esperienza tangibile e concreta della presenza di Dio che, tramite la Madonna, si è manifestato in mezzo a noi, nella nostra piccolezza e fragilità. Quando, al termine delle nostre giornate, riuscivamo a trovare un po’ di tempo per stare davanti a Lei, alla Grotta, ci siamo sempre sentiti abbracciati e amati, appagati e custoditi. A Lei abbiamo affidato, nei momenti di raccoglimento, tutte le persone che ci hanno chiesto delle preghiere, tutti i nostri compagni di viaggio, giovani e anziani.
La presenza di fedeli da altre parti del mondo, sentire la Messa e la preghiera dell’Ave Maria in altre lingue ci ha fatto percepire cosa significhi appartenere alla Chiesa, comunità universale e viva.
Lourdes, per noi, non è stato travolgimento emotivo, fuochi d’artificio nel cuore; Lourdes è stata pace sussurrata al cuore, Speranza vera, conforto silenzioso.

Silvia, Martina, Maria Domenica e Francesco


C’è anche la “in”

Ultima delle tre acclamazioni che si fanno nella Messa, quando il sacerdote alza il pane e il calice. È la volta di “In Cristo” che il vescovo precisa nella sua lettera. “Essere in” è forse la cosa più bella che ci possa capitare! Non solo sotto Dio, sentendo Lui come una incombente minaccia quando le cose vanno male o percepirlo come splendida luce quando le cose vanno bene. Ma essere “In Lui” è molto di più! Non dimentichiamo infine che “nel” è la preposizione articolata che inizia il segno della croce mentre la mostra mano si mette sulla fronte: è tutto lì! Compito a casa: E se facessimo con più attenzione il segno di croce che è…”Nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo”?

In Cristo: l’aridità del deserto e la grazia dei «fiumi di acqua viva»

Nel nostro tempo, insieme con la necessità di “una spiritualità” che molti avvertono, sembra di dover registrare anche una diffusa indifferenza, una tranquilla estraneità rispetto ai temi della preghiera e della ricerca di Dio. Nessuno, certo, può leggere quello che in verità è scritto nel cuore di ciascuno.
Quello che tuttavia crediamo fermamente è che Dio vuole che tutti siano salvati e giungano alla conoscenza della verità e che Gesù, innalzato da terra, attira tutti a sé. Solo il Padre conosce come porterà a compimento la sua volontà di salvare tutti, come figli nel Figlio unigenito.
A servizio dell’attrattiva di Gesù elevato sulla croce e nella gloria, tutti i battezzati, cioè la Chiesa, percorrono le vie del mondo, chiedendo di essere aiutati a vivere la vita dei figli di Dio e a pregare, offrendo quello che sanno, quello che hanno capito, quello che fanno perché giunga a tutti il Vangelo.
Attraverso la testimonianza dei battezzati lo Spirito di Gesù scende come rugiada che feconda la terra e rende possibile contemplare il miracolo dell’aridità che si rivela feconda, della desolazione che si veste di gloria, dell’estraneità e dell’indifferenza che si aprono alla speranza.
«“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in Lui: non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato».
Non è dato a noi di conoscere i tempi e i momenti, ma non possiamo sottrarci alla responsabilità di annunciare il Vangelo e di invitare tutti a riconoscere la vocazione a essere figli di Dio, a essere santi e immacolati di fronte al Padre nella carità. Perciò vorremmo che le nostre comunità si riconoscessero anzitutto per essere case della preghiera, oltre che case della carità, scuole di preghiera, oltre che offerta di doposcuola.
Perciò vorremmo essere uomini e donne di preghiera che insegnano a pregare «per Cristo, con Cristo e in Cristo», in famiglia, in comunità, dentro le attività ordinarie e anche in momenti personali desiderati e cercati con determinazione.

(Mario Delpini)


Avvisi

Settimana di inizio del catechismo nelle varie età

Ripartono i gruppi di ascolto
Martedì 11 ottobre: incontro degli animatori dei gruppi di ascolto per iniziare a fine ottobre

Madonna del Bosco e Sotto il Monte – Pellegrinaggio di martedì 25 ottobre per la parrocchia di santo Stefano – San Felice – Novegro
Ritrovo in via Cellini ore 8.30 – Arrivo al santuario e momento religioso con la Messa
Pranzo a Sotto il Monte e visita alla casa natale di Papa Giovanni XXIII
Quota comprensiva del pranzo: 35,00 €
Iscrizione presso Enza (tel. 3357571786) entro il 20 ottobre, fino ad esaurimento posti