E’ stata una bella opportunità quella di fermarmi a Manoppello, in Abruzzo, mentre percorrevo i sentieri della Maiella. Il Santuario di Manoppello, dove si venera la reliquia del Volto Santo, è diventato famoso (ai miei occhi almeno!) perché Papa Benedetto XVI nel 2006, in forma privata, si è recato proprio lì, a circa due ore da Roma a venerare quella santa reliquia.
La conclusione di un percorso a piedi sul “sentiero di Celestino” (si tratta di luoghi dove è vissuto Celestino V, eletto Papa nel 1294 dopo un conclave bloccato per due anni dalle contrapposte fazioni degli Orsini e dei Colonna e che rimarrà Papa solamente 5 mesi) mi ha portato nelle vicinanze di quel santuario. Così una mattina intera me la sono ritagliata in silenzio, guardando, osservando, confessandomi e partecipando ad una Messa presa “al volo” con un gruppo di giovani poco prima della chiusura della chiesa.
Per alcune ore sono stato da solo davanti a quella immagine sacra e ho potuto ammirarla nella sua completezza, essendo collocata sopra l’altare in una urna di vetro accessibile da entrambe le parti. E’ bello accedere al Volto Santo attraverso dei gradini che portano, sopra l’altare, a pochi centimetri dalla stessa.
Sono rimasto lì per un po’ senza una particolare preparazione o approfondimento di quella reliquia restituita dalla storia. Avevo avuto, tempo fa, da una nostra parrocchiana un libro riguardante quel santuario ma che, confesso, non mi prese molto quando iniziai a leggere le prime pagine.
Stando però lì, davanti a quegli occhi particolari, a quel volto bello, a quelle labbra appena accennate… si rimane senza parole.
Una volta tornato a casa, ho letto con entusiasmo e foga il libro di Paul Badde di circa 250 pagine che ora mi permette di precisare il valore di quella santa icona, così unica!
L’autore, citando altre personaggi che hanno studiato l’immagine (soprattutto suor Blandina e il gesuita padre Pfeiffer), porta elementi decisivi per riconoscere in quel telo che racchiude un volto, il famoso sudario che l’evangelista Giovanni ricorda di aver notato quando entrò nel sepolcro: “Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte”.
Si sostiene, sempre nel libro, che la Sindone conservata a Torino e che nel “negativo” visualizza il volto del Signore morente, coincida perfettamente con il volto di Manoppello nella forma del risorto. Certo il Signore ci ha lasciato il pane spezzato (vedi i discepoli di Emmaus), ci ha lasciato la testimonianza viva degli apostoli e delle donne ma… ci ha lasciato anche il suo volto da risorto! La Chiesa non si è spinta ufficiosamente a dichiara questo (anche se la presenza di papa Benedetto esprime qualcosa) ma… e se così fosse? Il volto è straordinario e lascia, come è capitato a me, senza parole! Le fotografie riportate da Internet non fanno trapelare nulla: l’essere lì davanti, soli, è un fremito!
Si parla in questo caso di Veronica, non di quella donna che la tradizione indica presente sulla Via Crucis mentre asciuga il volto del Signore ricevendo sul telo la sua immagine. Non si tratta del Volto Santo di Manoppello perché non ha i tratti della sofferenza e del dolore che quel momento avrebbe dovuto evidenziare. Dire “Veronica” si intenda allora indicare “la vera eikon (in greco), la vera icona” il quel Volto, impresso in quella tela, “non dipinta da mano d’uomo” (Acheiropoietos). Ed è propria su quel Volto che poi, le più antiche icone, hanno preso ispirazione.
Del resto anche la composizione del telo su cui emerge lo sguardo, ha dello straordinario. Si tratta di “bisso marino” ricavato da secrezioni di particolari conchiglie che vengono raccolte e lavorate al fine di trarre fili trasparenti dove è impossibile dipingervi sopra.
Come se quel Volto fosse stato impresso da una luce. La testimonianza di Chiara Vigo, una delle poche donne sarde che lavorano tale tessuto, è interessante. Per la preziosità di tale manufatto il sudario, messo sul volto di Cristo alla sua morte, potrebbe essere di Maria di Magdala segno di un affetto e di una attenzione che solo lei poteva avere.
Tutto porta a dire che nel santuario di Manoppello, in Abruzzo, da circa 400 anni i frati cappuccini curano e conservano questa immagine di straordinaria potenza. Perduta nei sentieri della storia a causa della lotta iconoclastica, viene portata in quel paese da un misterioso personaggio e data al medico nel 1506. Quel telo avrà vicende strane e passerà in mani diverse, anche nella mani di una famiglia che venderà la tela per far uscire dal carcere il proprietario. Sarà il compratore poi a dare ufficialmente quella tela ai frati.
Un’ultima considerazione riportata nel libro. Esiste una immagine del sudario ufficiale conservata in Vaticano che, a detta dei pochi che l’hanno vista da vicino, appare molto annerita e vaga. Ma, forese per uno scherzo della Provvidenza, esiste un telo, non considerato “ufficiale”, che da anni è visibile ai pellegrini. Come se nella basilica di san Pietro fosse conservata una copia mentre l’autentica reliquia sia proprio alla vista di tutti.
E chiaro che mi riprometto di tornare non solo per rivedere l’Abruzzo, regione bella e piena di richiami, ma per stare davanti al Volto Santo ed “essere guardati” da quegli occhi che non ti lasciano, occhi benevoli che ti seguono in qualunque posizione tu ti metta.
Forse bisognava proprio camminare sui monti dell’Abruzzo.
Don Norberto